Tanzania, arrivano le protesi per bambini albini mutilati

Protesi per i bambini albini della Tanzania

Le foto di un gruppo di bambini albini della Tanzania che hanno trascorso l’estate a New York perché venissero loro impiantate alcune protesi per porre rimedio alla brutalità delle mutilazioni subite a causa di antiche credenze tribali si stanno diffondendo a macchia d’olio sul web, toccando, o addirittura urtando, nel profondo la sensibilità di tutti. Il viaggio e le operazioni sono state possibili grazie all’intervento di Global Medical Relief Fund, un’associazione americana, fondata da Elissa Montanti, il cui scopo è aiutare i bambini che hanno perso la vista o l’uso degli arti.

In molti Paesi del continente africano, come la Tanzania, lo Zimbabwe e il Burundi, si crede che gli albini possiedano poteri magici. È proprio per questo motivo che spesso, chi soffre di questa anomalia congenita, è vittima di mutilazioni e i suoi arti o organi sono poi venduti sul mercato nero a prezzi incredibili perché ritenuti miracolosi. In Africa gli albini sono chiamati “figli della luna” per la loro pelle particolarmente candida, dovuta alla parziale o totale assenza del pigmento della melanina, tuttavia sono ugualmente noti come “figli del diavolo”.

Durante i rituali delle tribù, la popolazione locale è solita usare le loro ossa, gli arti, i seni, i genitali, le orecchie, la lingua e il naso perché i loro poteri magici possono essere usati contro il malocchio e l’infecondità e possono rivelare addirittura la presenza di oro nelle miniere. La magia nera africana racconta che più forte è il dolore provato dal “figlio del diavolo” durante le mutilazioni, maggiore sarà il potere magico rilasciato durante i rituali. Secondo le antiche credenze, la violenza sessuale sulle donne albine porterebbe alla guarigione dall’Aids.

Dal 2000, secondo i dati raccolti dalle Nazioni Unite, solo in Tanzania sono stati uccisi più di 70 albini, gli attivisti locali tuttavia puntualizzano come questi numeri non siano attendibili perché moltissimi casi di violenza non sono segnalati e denunciati alle autorità locali, secondo quanto riporta The Post International.