Ma il “meglio” (anche se sarebbe più opportuno dire “il peggio”) deve ancora venire. Tra i tanti messaggi trasmessi in sovraimpressione durante l’anticipato brindisi del programma Rai non è passata certo inosservato un sms blasfemo, una bestemmia che ha indignato gli spettatori e che, in tutta fretta, ha fatto il giro del web. E’ questo sms a spiccare tra il mix di auguri ed idiozie, tra messaggi d’amore e speranza e spoiler di cui si poteva fare tranquillamente a meno (tipo quello di un burlone esibizionista sul film del momento, Star Wars). Poco importa se questo sms sia frutto di una persona esasperata dalla vita, di qualcuno già ubriaco (in attesa della mezzanotte s’inganna il tempo bevendo, mangiando e bevendo ancora) o del solito troll senza cervello: la caduta di stile della Rai, bollata subito come “errore umano”, è l’argomento del momento!
“In merito al messaggio gravemente offensivo passato erroneamente in diretta durante la trasmissione ‘L’anno che verrà’ e sfuggito al filtro tra gli oltre 150 mila sms arrivati per celebrare l’arrivo del nuovo anno, la Rai porge le sue scuse a tutti i telespettatori. Il mancato controllo è frutto di un errore umano, il responsabile è stato immediatamente individuato e sospeso dall’azienda” si scusa l’azienda tramite nota stampa. Scuse anche per il countdown sbagliato, frutto di un guasto tecnico del contatore. Un conto alla rovescia che non può non portare alla mente il ricordo di una delle scene che hanno fatto la storia del cinema italiano, quella dei festeggiamenti di Capodanno anticipati del film “Fantozzi” datata 1975.
Non resta che attendere che questa gogna mediatica sfumi pian piano, che questo polverone venga presto sostituito da un nuovo errore, scoop o gossip che sia. E che qualche genio della tecnologia crei finalmente un software che impedisca scivoloni come quello di cui si continua a parlare, sincronizzando il timer per il conto alla rovescia con quello del resto delle trasmissioni tv e dei tg a ciclo continuo,e censurando i messaggi offensivi e volgari magari utilizzando il puritano metodo di Giulio Verme, il simpatico e politicamente corretto protagonista de “L’italiano medio”.