I neuroni dopaminergici possono rigenerarsi: uno studio americano apre la strada verso una cura definitiva del morbo di Parkinson. Questa patologia neurodegenerativa è la seconda più diffusa al mondo e comporta una disfunzione motoria causata dalla perdita dei generatori di dopamina, neurotrasmettitore che oltre alla regolazione dell’umore ha un ruolo anche nell’esecuzione delle funzioni motorie, questi neuroni sono principalmente localizzati dalla sostanza nera. Lo studio di Brad Morrison della Boise State University smentisce le precedenti supposizioni degli scienziati sullo sviluppo di questi neuroni, la cui morte sembrava finora irreversibile. Invece, grazie all’utilizzo di un nuovo approccio basato sul’uso di topi transgenici, è stato possibile tracciare geneticamente i neuroni dopaminergici e risalire alla loro derivazione da cellule staminali.
Questo esito è stato raggiunto con la tecnologia del DNA ricombinante: la rimozione del gene dalle cellule ha influenzato i conseguenti neuroni, che perciò devono essere stati riforniti dalle staminali. Alla luce delle analogie tra i roditori usati nello studio e gli esseri umani, tutto suggerisce che anche in questi ultimi il processo di genesi dei neuroni dopaminergici debba essere lo stesso, tanto da far ipotizzare che il morbo di Parkinson possa derivare un’interruzione di questo meccanismo. Sul piano operativo, si aprono nuove possibilità per la ricerca di una cura definitiva, dato che ad oggi si lavora ancora sul piano della riduzione dei sintomi, a partire dal trapianto delle staminali. Inoltre, è risultata una correlazione singolare tra il grado di rifornimento dei neuroni oggetto di studio ed il tasso di perdita degli stessi dovuta alla risposta infiammatoria nervosa rilevata nei topi affetti. Secondo una delle ipotesi esplicative, sarebbe proprio l’infiammazione a causare l’inibizione della genesi dei neuroni dopaminergici.