Il Cardinal Bagnasco non ha perso tempo, e dopo l’approvazione della legge sulle unioni civili, all’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana – avviata nella giornata di ieri da Papa Francesco – ha esposto con una relazione la sua posizione, con parole di aspra critica sulla disposizione approvata dalla Camera l’11 maggio. Il cardinale, nonchè presidente della Cei e arcivescovo di Genova, ha commentato che le unioni civili altro non sarebbero che un tentativo di eguagliare l’istituzione del matrimonio, da cui si differenzierebbero solo per quelli che ha definito “piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili”.
La preoccupazione del cardinale è rivolta al fatto che l’approvazione delle leggi civili possa in seguito aprire la strada all’attuazione dell’utero in affitto, che segnerebbe l’ultimo colpo inferto alla famiglia. Come c’era da aspettarsi, le dure parole di Bagnasco hanno suscitato il solito fiume di polemiche. Tra i sostenitori del cardinale si annoverano Calderoli e Giorgia Meloni, che ha commentato: “Questa legge sulle unioni civili è il cavallo di Troia per introdurre in Italia la pratica dell’utero in affitto”, definita una vera e propria ‘barbarie’ che – come aveva osservato anche il cardinale – sfrutta il corpo delle donne approfittando di una situazione di povertà. Angelino Alfano, invece, ha replicato alle dichiarazioni di Bagnasco che: “Nella legge che abbiamo votato le unioni civili sono un nuovo istituto nettamente e non nominalisticamente diverso dal matrimonio, non sono previste le adozioni per le coppie omosessuali né nella forma diretta né nella forma indiretta della stepchild adoption“.
Come spesso accade, tuttavia, l’oggetto della polemica si focalizza su un solo dettaglio del discorso del presidente della Cei. Le affermazioni di Bagnasco, infatti, avevano l’intento di affrontare un tema ben più ampio partendo da una situazione contingente, quella delle unioni civili, per arrivare al cuore della questione che vede come centro focale problemi legati alla politica italiana. La profusione (eccessiva) delle energie impiegate per far approvare la legge non sarebbe altro che un modo per sviare l’attenzione da problemi più gravi ed urgenti che si riscontrano in Italia.
Che si condivida o meno l’opinione di Bagnasco, è indubbio che venga fatto ben poco su questioni che sarebbero prioritarie, quali la povertà che interessa 4 milioni di italiani, e il bassissimo tasso di natalità, per cui non esistono ancora disposizioni che tentino di invertire la tendenza di ‘inverno demografico’. E ancora la preoccupante disoccupazione, che sposta l’Italia nel fanalino di coda rispetto al resto dell’Europa. Non ultimo il pensiero rivolto alla migrazione (“Il Sud del mondo si è messo in marcia sotto la spinta di circostanze difficili”). A conti fatti una disamina dettagliata sul quadro politico attuale dal particolare al generale, quasi a dimostrazione che dietro ad una legge discutibile vi sono presupposti ancora meno rinfrancanti.