Zombie: realtà o finzione? Risponde la scienza

Zombie: per la scienza non dobbiamo temerliDa “L’alba dei morti viventi” al sopravvissuto Will Smith in “Io sono leggenda”. Da “Rec” alla popolarissima serie tv “The Walking Dead”. Lo scenario da film apocalittico non cambia: a causa di virus o mutazioni genetiche i morti riprendono vita e si trasformano in zombie mangiatori di carne umana. Ma è davvero possibile che un corpo esamine ritrovi “salute” e vigore e sconfigga la morte eterna? La scienza è andata incontro ai nostri peggiori incubi, cercando di sfatare il mito dei morti viventi. Figura abusata, ma sempre raccapricciante, lo zombie mantiene il primato di protagonista assoluto del cinema horror. Ma, assicurano medici e studiosi, quest’essere tanto temuto non è affatto l’assassino più probabile da incontrare nel giardino di casa.

Primo punto a sfavore dell’esistenza zombie? Il rigor mortis. La scienza ci spiega che, all’incirca dopo due ore dalla morte, il corpo inizia a manifestare una certa rigidità muscolare, causata dalla mancanza di ATP, la “corrente energetica” della vita. Nessuno scatto frenetico dettato dalla sete di sangue. Nessun passo lento e goffo da pellicola. Questa condizione di immobilità inevitabile impedirebbe agli zombie di alzarsi (e di inseguirci, naturalmente). Altro fattore da non sottovalutare? La mancanza di attività cerebrale nei defunti. I film ci mostrano i “risorti” sensibilissimi a qualsiasi impulso, come odori o rumori dovuti a presenza vitale. Ma l’elaborazione di stimoli esterni da parte di un corpo esanime è decisamente inverosimile. Uno studio condotto sui ratti diretto dall’Università olandese di Nijmegen ha dimostrato come l’attività cerebrale cessi dopo 17 secondi dal decesso.

Il cinema e la televisione hanno trasformato in stereotipo anche l’immagine fisica degli zombie, raffigurati come esseri mostruosi con segni di putrefazione sparsi qua e là sulla superficie corporea. Secondo la scienza, il decadimento del tessuto inizierebbe pochi minuti dopo il trapasso. Di conseguenza, un qualsivoglia uomo risorto non potrebbe mantenersi intatto tanto a lungo da causare sconvolgimenti planetari. A dettare ulteriore stupore tra gli empirici, la forza sovrumana sprigionata dagli zombie durante l’evasione dalle tombe. Negli Usa, dove vengono girate la maggior parte delle horror-stories con protagoniste queste terribili creature, i corpi vengono sepolti 6 feet under (2 metri sotto terra), in una cripta doppiamente sigillata e ulteriormente coperta da cumuli di terriccio pesantissimi. Questo fattore renderebbe alquanto difficoltosa la rinascita dei defunti. Lo scheletro umano non sarebbe in grado di emergere dalle viscere del suolo. Le proteine presenti nelle ossa del cadavere si decompongono velocemente, causandone la progressiva polverizzazione.

Nel 2011, il Center for Disease Control and Prevention di Atlanta aveva rilasciato un documento in cui venivano illustrate le regole per sopravvivere a un’apocalisse-zombie. Perché un centro serio, che si occupa di controllo della diffusione delle malattie, avrebbe dovuto promulgare un piano di difesa contro degli improbabili mostri? Forse la scienza non racconta tutta la verità e gli zombie potrebbero divenire realtà? Gli esperti hanno smentito immediatamente una simile eventualità, spiegando l’intromissione della fantascienza nella medicina come una strategia di marketing. In effetti, la popolarità del soggetto scelto ha sicuramente attirato l’occhio della folla, riuscendo di soppiatto a far trapelare un messaggio importante . Gli zombie, parto della creatività del cinema horror, hanno abituato la cultura pop a prendere confidenza con eventi catastrofici. Paragonando un’epidemia infettiva fantascientifica a una reale, il CDC ha potuto divulgare le regole auree da seguire in caso di rapida diffusione di un virus sconosciuto. La chiave per sopravvivere al contagio? Che si tratti di zombie o pandemie più realistiche, kit di emergenza e piani di evacuazione potrebbero salvarci la vita.