La calda e secca estate dei mesi scorsi ha messo in ginocchio gran parte dell’Italia, soprattutto il Sud, sul quale si è abbattuta una lunga siccità, accompagnata anche dalla piaga dei roghi che hanno distrutto ettari ed ettari di boschi e polmoni verdi. Tuttavia, da questo mix di pessime notizie soprattutto per il nostro ambiente, è emersa una bella sorpresa che potrebbe cambiare notevolmente gli studi sull’era preistorica nella nostra penisola e soprattutto nella Calabria settentrionale. Infatti il Lago Cecita, che si trova nella Sila cosentina, quasi completamente prosciugato dall’afa, ha restituito all’umanità dei resti unici fino ad oggi, ovvero quelli del cosiddetto “cugino europeo” dei grandi e famosi mammut asiatici.
Tutto è cominciato per caso nel mese di settembre, quando un gruppo di archeologi della Soprintendenza fu contattato dalla famiglia Greco, imprenditori che posseggono un appezzamento di terreno situato nei pressi del suddetto lago. Costoro avevano chiesto l’intervento degli studiosi affinché esaminassero delle presunte armi longobarde, ma quando sono arrivati sul luogo indicato, i ricercatori hanno scoperto qualcosa di ancora più interessante ed inatteso. Infatti dal bacino ormai prosciugato del Cecita, ridotto soltanto ad un accumulo di fango, sono emersi i resti dello scheletro di un animale a dir poco antichissimo, definito “Elephas antiquus”.
Gli esperti non hanno avuto alcun dubbio sulla specie: infatti dopo aver esaminato le zanne arcuate e lunghe circa 3 metri, ed alcuni frammenti ossei in base ai quali si è stabilito che si trattava di un animale alto circa 4 metri al garrese, hanno affermato con certezza che si trattava dei resti del cugino europeo degli enormi mammut asiatici, che avrebbe popolato il Vecchio Continente circa 700mila anni fa. L’Elephas antiquus rinvenuto in Calabria non sarebbe stato ucciso da eventuali cacciatori, ma sarebbe morto per cause naturali, poiché in zona non sono state rinvenute tracce di comunità umane preistoriche.
Subito dopo la straordinaria scoperta, dal bacino del Lago Cecita sono stati asportati una zanna, un molare ed altri resti ossei del gigante preistorico, che saranno sottoposti ad accurate analisi, pulizia e restauro dal laboratorio archeologico dell’Università del Molise. Per quanto concerne il resto dello scheletro, invece, si dovranno attendere ulteriori fondi per studiarli ed eventualmente rimuoverli, ma anche per continuare ad indagare nell’area circostante dove potrebbero esserci altri resti molto antichi. Purtroppo i lavori potrebbero essere rallentati dal sopraggiungere della stagione invernale e delle pesanti piogge che dovrebbero nuovamente riempire il bacino d’acqua silano, rendendo così difficili le ulteriori operazioni di ricerca archeologica e di studio.
Patrizia Gallina