gravità zero

Gravità zero e incremento della temperatura corporea negli astronauti

Un nuovo tassello si aggiunge al quadro degli effetti della gravità zero, cui sono sottoposti gli astronauti, che permangono nello spazio orbitale terrestre all’interno della stazione spaziale internazionale per periodi protratti nel tempo, stimando che i cosmonauti nel corso delle loro attività a bordo della Iss mediamente dimorano tra i 3 e i 4 mesi.

Uno Studio recente della facoltà di medicina dell’Università di Berlino, pubblicato su Scientific Reports, avrebbe riscontrato una significativa variazione della temperatura corporea. Non solo superficiale, ma anche degli organi interni. Come risultato dell’adattamento alla vita spaziale e alla gravità zero. In essi, infatti, si evidenziano valori mediamente superiori di un grado Coelsius per gli organi interni. Ciò rispetto agli individui che svolgono la loro attività in condizioni paritarie sulla superficie del pianeta, giungendo in caso di attività fisica intensa e prolungata a valori prossimi ai 40 gradi Coelsius. Solitamente vengono considerati nocivi, specie se distribuiti in un lasso di tempo di diversi giorni.

In condizioni fisiologiche la termoregolazione, fa dell’uomo un animale omeoterma, in grado di controllare e mantenere costante la temperatura corporea nell’arco delle 24 ore. Ponendosi come fattore  evolutivo essenziale per garantire un adattamento efficace nell’ambiente di vita, è regolata da cellule nervose presenti nella formazione anatomica cerebrale nota come ipotalamo, nel cosiddetto nucleo preottico e a tale meccanismo non sfugge l’astronauta.

Gli scienziati hanno evidenziato come la vita spaziale comporti un progressivo incremento del valore medio di temperatura corporea. Questo si realizza nell’arco di 2-3 mesi. Come se il centro nervoso di regolazione non fosse in grado di funzionare a dovere, o come se stesse termoregolando su valori differenti a seguito dell’adattamento alla gravità zero.

Negli astronauti durante la permanenza a bordo della Iss, si evidenzia un cambiamento nella fisiologia della traspirazione cutanea e della capacità di trasmissione convettiva del calore. Determinando una variazione al rialzo dei valori termici degli organi interni. Lo studio risulta fondamentale nella previsione della ricerca di sostanze che consentano di regolare la temperatura corporea essenziale specie per le funzioni cognitive, alla luce della maggiore sensibilità dell’encefalo.