I dati Unicef in questi giorni sono stati davvero allarmanti. Il 30% dei ragazzi tra i 15 e 24 anni che vivono in paesi colpiti da guerre o catastrofi naturali non sanno leggere e scrivere. Si tratterebbe quindi di circa 59 milioni di analfabeti, il triplo rispetto alla media mondiale. I paesi in cui si registra il tasso più alto di analfabetismo sono Niger (76%), Ciad (69%), Sud Sudan (68%) e Repubblica Centrafricana (64%).
Henrietta Fore, direttrice di Unicef, ha affermato che le crisi umanitarie hanno un enorme impatto sull’istruzione dei bambini. Infatti gli analfabeti hanno meno possibilità all’interno di una società già martoriata da conflitti o disastri. E’ a rischio il loro futuro.
L’istruzione è il settore meno finanziato dai fondi per le crisi umanitarie, i dati dell’Unicef
I dati di questa analisi sono stati calcolati in base ai tassi di alfabetizzazione dell’UNESCO in 27 stati in emergenza inclusi nello Humanitarian Action for Children. Da questo studio è emerso che l’analfabetismo colpisce più spesso le ragazze (33%) rispetto ai maschi (24%). Purtroppo solo il 3,6% dei fondi per le crisi umanitarie viene destinato all’istruzione. Questo dato colpisce perché è proprio l’alfabetizzazione a ridurre le disuguaglianze eppure è il campo meno finanziato. L’UNICEF ha affermato che destinerà 1 miliardo di dollari ogni anno all’istruzione nei paesi più bisognosi. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia ha pubblicato questi dati proprio in vista dell’imminente Conferenza di Ri-finanziamento della Global Partnership for Education (GPE) che si svolgerà a Dakar (Senegal).
C’è bisogno di infrastrutture adeguate, attrezzature scolastiche e materiali didattici. Inoltre è necessario formare adeguatamente gli insegnanti. In Camerun e Niger è stato sviluppato un programma alternativo per l’apprendimento attraverso l’uso della radio. Si tratta di oltre 144 lezioni di francese e lingue locali. Anche Burkina Faso, Guinea e Repubblica centrafricana aderiranno a queste iniziative. L’obiettivo di Unicef è quello di spingere i governi a intervenire per consentire un accesso più facile all’istruzione.