Non solo un’immensa distesa di sabbia, ma anche preziose testimonianze del passato. È così che si è presentato il deserto del Sahara ad un gruppo di archeologi che, in una porzione di territorio contesa da Marocco e Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi, ha rinvenuto ben 400 antichissimi monumenti in pietra, risalenti a circa 10mila anni fa.
Al momento è ancora tutto da decifrare il loro significato, nonché l’utilizzo che ne veniva fatto, ma gli studiosi ritengono che saranno preziosi per comprendere al meglio le modalità con le quali le popolazioni di quel periodo migrarono lungo l’intera area e come fecero ad adattarsi al clima e all’ambiente circostante che, certamente, non appariva desertico come oggi. Il territorio si estende per circa 9 chilometri quadrati e, stando alle dichiarazioni di Joanne Clarke, ricercatrice e studiosa di archeologia preistorica presso l’Università dell’Anglia orientale, il numero di reperti scoperti è “incredibile” nonostante si tratti del Sahara che, solitamente, presenta diversi luoghi di grande “interesse topografico”.
Gli studiosi, dopo aver effettuato una prima analisi sui monumenti, hanno affermato che alcuni di essi sarebbero dei dolmen, cioè delle grandi tombe risalenti alla preistoria. Gli altri, invece, dovrebbero essere dei goulet, ossia due file di grandi rocce disposte parallelamente tra loro prima di allontanarsi: l’utilizzo di questa struttura attualmente è ancora ignoto.
L’area di Tifariti (intorno alla quale sono stati scoperti i 400 monumenti) è nota agli storici per essere stata in passato un autentico bacino naturale, quasi certamente meta agognata per le popolazioni di migranti di migliaia di anni or sono. Joanne Clarke ha spiegato che una delle ipotesi al vaglio degli archeologi è quella che, siccome il Sahara ha cominciato a seccarsi verso la metà dell’Olocene (5-6mila anni fa), probabilmente in origine l’intera zona si presentava come una sorta di grande oasi, una delle poche in cui era ancora possibile trovare dell’acqua. Dunque si presume che a quell’epoca vi fosse un qualche insediamento umano preistorico, e la varietà dei reperti trovati potrebbe essere determinante per comprendere luoghi e culture dalle quali questi uomini sarebbero emigrati.
Patrizia Gallina