UNGHERIA – Un silenzio impressionante, rotto a intervalli regolari solo da uno schiocco metallico segna, lunedì 14 settembre, la chiusura dell’ultima parte ancora aperta della recinzione ungherese anti-migranti al confine con la Serbia. I giornalisti di tutto il mondo, poliziotti e militari ungheresi, hanno osservato, senza dire una parola, i gesti di un poliziotto che, a notte fonda, ha fissato il filo spinato al vagone che ostruiva la ferrovia che rappresentava l’ultimo punto di passaggio non ufficiale vicino alla piccola città di Röszke.
È bastata solo qualche ora alle forze dell’ordine ungheresi per tappare la breccia larga 40 metri su una recinzione che deve coprire i 175 kilometri di frontiera. Da qualche settimana ormai, migliaia di migranti imboccavano questa via tollerata dalle autorità ungheresi prima di essere arrestati, ospitati per qualche ora in un campo di fortuna e in fine trasportati verso l’Austria. Verso le 16 però le autorità hanno improvvisamente bloccato il passaggio, fermando, nella loro corsa, una madre con due bambini, che si è ritrovata nella parte serba.
In poco tempo la donna è stata raggiunta da decine di migranti, sconvolti e addirittura in lacrime di fronte alla recinzione. In seguito però i migranti sono stati diretti verso un posto di frontiera ufficiale a qualche centinaio di metri. La polizia ungherese ha lasciato passare tutti i migranti che si sono presentati fino a mezzanotte, prima di portarli alla stazione per prendere il consueto treno diretto verso l’Austria. Ahmed Lababidi, 19 anni, non nascondeva il buon umore mentre aspettava il famoso treno e ha dichiarato di aver avuto fortuna nell’attraversare il confine prima di mezzanotte. Nella sola giornata di lunedì, secondo le autorità ungheresi hanno passato la frontiera 9mila 380 migranti in totale.