Il gol oltre il novantesimo del terzino Biraghi ha permesso alla Nazionale italiana di battere la Polonia, di evitare la retrocessione nella Serie B della Nations League ma, soprattutto, di ritrovare un successo in gare ufficiali che ormai mancava da troppo tempo. Nonostante la sfida sia stata risolta solo negli ultimi secondi, la prestazione degli azzurri è stata nettamente superiore a quella degli avversari, e questo è il segnale più incoraggiante che fa ben sperare su una pronta rinascita dell’Italia.
Nonostante sia stato criticato per le ultime convocazioni (Biraghi, Giovinco e Lasagna tra i nomi che hanno fatto maggiormente storcere il naso a tifosi e addetti ai lavori) Roberto Mancini sembra essere riuscito a trovare la giusta alchimia per schierare in campo una formazione che sia in grado di esprimere un bel gioco, di gestire la partita e di non lasciare spazio agli avversari. Manca ancora un pizzico di lucidità in zona-gol, così come sono evidenti delle lacune in fase difensiva, ma rispetto alle ultime performance, la nazionale azzurra stavolta ha mostrato margini di crescita incoraggianti.
Il segreto del Commissario Tecnico, probabilmente, sta nell’avere amalgamato al meglio credo tattico e caratteristiche di suoi due illustri colleghi, Maurizio Sarri e Carlo Ancelotti, plasmando il tutto con la sua personale idea di gioco. Per quanto riguarda il tecnico del Chelsea, innanzitutto è palese come, affidandosi a Jorginho e Insigne, l’attuale allenatore dell’Italia abbia voluto riproporre le caratteristiche del Napoli della scorsa stagione, unendovi le capacità di palleggio di Verratti. Del “sarrismo”, inoltre, si sono viste la tendenza a puntare su marcature preventive e sull’accorciare al massimo gli spazi disponibili in fase di non possesso. Ed è qui che emerge uno dei principali difetti ancora presenti nella formazione italiana: fino a quando la squadra è corta e pronta a sfruttare tutte le sue qualità tecniche, riesce a recuperare e a gestire al meglio il pallone, raggiungendo fino al 70% del possesso palla. Invece, quando emerge un pizzico di stanchezza e le squadra inevitabilmente si allunga, si corrono troppi rischi in campo aperto o in contropiede, come quelli che in un paio di occasioni stavano permettendo alla Polonia di ottenere un (immeritato) vantaggio.
Passando a Carlo Ancelotti, il CT sembra aver trasferito nella sua Nazionale le caratteristiche della fase offensiva, come una maggiore ricerca delle verticalizzazioni. In quest’ottica risulta ancora una volta fondamentale Insigne che, ruotando intorno al “falso nueve” di turno, permette di giocare corto e con fraseggi stretti nei pressi dell’area di rigore avversaria, aprendo spazi interessanti nei quali possono inserirsi gli esterni o la mezzala, togliendo di fatto punti di riferimento fissi alle difese delle altre compagini. Dunque, la volontà di verticalizzare sempre in profondità, limitando i passaggi in orizzontale o all’indietro, non solo è risultata determinante con la Polonia, ma quasi certamente è una soluzione da affinare e migliorare, per far sì che possa diventare l’arma vincente degli azzurri.
A tutte queste caratteristiche, Roberto Mancini ha unito quella che è la sua idea di gioco. Il modulo ormai è quello: il 4-3-3 che, all’occorrenza, può tramutarsi in un 4-4-2 nel quale tutti i calciatori sono chiamati a giocare sempre il pallone, a dettare i ritmi di gioco e, soprattutto, a evitare inutili lanci lunghi. Il doppio-play in mezzo al campo è sempre stato un pallino dell’ex allenatore dell’Inter: Jorginho e Verratti sembrano la coppia giusta per soddisfare le richieste del Commissario Tecnico sia nell’alternarsi tra posizione più bassa e tra le linee, sia nel controllare la fase di possesso, in cui entrambi stanno dimostrando di essere decisamente affidabili.
Infine va riconosciuto a Mancini – almeno finora – il coraggio nelle scelte. L’allenatore di Jesi, infatti, nelle sue convocazioni ha dimostrato di non badare troppo a quelle che potrebbero essere le critiche provenienti dall’esterno, puntando su calciatori che, anche se non troppo idolatrati dalle folle, possono risultare utili per il suo credo tattico. E così ha lanciato senza remore Barella, schierandolo fin da subito titolare e dimostrando a tutti come il ventunenne centrocampista del Cagliari sia già pronto per affermarsi nella mediana azzurra. Anche Biraghi, la cui presenza tra i convocati ha fatto molto discutere, non solo è stato decisivo nella vittoria sulla Polonia, ma ha anche sfornato una prestazione convincente soprattutto nel gioco offensivo, mentre deve ancora un po’ crescere nel gioco di difesa. Infine Lasagna: gettato nella mischia a pochi minuti dal termine, quando tutti aspettavano di vedere Ciro Immobile, il centravanti dell’Udinese è stato la migliore intuizione del tecnico, che si è assunto le sue responsabilità nel chiamarlo in Nazionale e mandarlo in campo, ripagato con quella spizzata di testa che, sugli sviluppi di un corner, ha consentito all’altra “sorpresa” Biraghi di riportare la vittoria e il sorriso in tutto il clan azzurro.
Patrizia Gallina