La legge n. 270 del 21 dicembre 2005 è la legge che ha modificato il sistema elettorale italiano e ha delineato la disciplina attualmente in vigore. È stata formulata principalmente dall’allora Ministro per le Riforme il medico dentista Roberto Calderoli, che tuttavia la definì «una porcata» in un’intervista televisiva. Per questo fu definita Porcellum dal politologo Giovanni Sartori. La normativa nacque piena di vizi in palese contrasto con i principi costituzionali:1) l’abnorme premio di maggioranza attribuito alle coalizioni vincenti (si parla di maggioranze relative) che distorceva in maniera devastante il principio di rappresentanza; 2) le liste bloccate che impedivano la scelta dei candidati da parte dell’elettore; 3) uno smisurato potere alle segreterie dei partiti; 4) la mancanza di collegamento tra gli eletti e i territori. Un ristretto numero di persone, in sostanza, stabilivano, arbitrariamente, chi doveva far parte dei 945 parlamentari. Le logiche della normativa furono subito tacciate d’incostituzionalità dalla Corte che specificò :” l’impossibilità di dare un giudizio anticipato di legittimità costituzionale non esime questa Corte dal dovere di segnalare al Parlamento l’esigenza di considerare con attenzione gli aspetti problematici di una legislazione che subordina l’attribuzione di un premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti”. Di cosa ci si deve stupire allora, visto che era palese fin dal principio che si trattava di una vera “porcata” giuridica e che la sua fine sarebbe presto arrivata? Dobbiamo fare una riflessione sul perché si è arrivati ad emanare questo mostro normativo: l’obiettivo era legato ai veti incrociati dei partiti di governo, al bisogno di sopravvivenza del ceto politico e alla blindatura di maggioranze prive di controllo. Si sono eletti tre parlamenti con il Porcellum e chi vi è entrato ha potuto godere di vantaggi e poteri assolutamente spropositati rispetto ai propri meriti. Tutte le riflessioni sull’allontanamento dei cittadini dalla politica, sulla disaffezione e sul qualunquismo, nascono soprattutto perché la “casta”, ha sempre teso alla blindatura dei propri privilegi. Paghiamo soprattutto lo scotto di un ventennio berlusconiano e di una opposizione debole e accondiscendente, in cui la politica è stata asservita ai desiderata di un uomo che aveva (ed ha ancora) enormi problemi con la giustizia e un gigantesco conflitto d’interessi che gli imponeva l’emanazione di provvedimenti tesi al suo salvataggio giudiziario e alla protezione dei suoi smisurati e variegati interessi economici. Ecco allora la necessità della porcata, di una politica non rappresentativa della volontà del paese, ma necessaria a portare avanti progetti ad personam. Il fallimento di questo sistema è sotto gli occhi di tutti: una crescita fortissima dell’astensionismo (siamo ad oltre il 30% di non votanti); una corruzione forte ed endemica; un paese prostrato ed in ginocchio economicamente e socialmente; la nascita di un vasto movimento (vedi 5 stelle) di protesta e contrasto alla vecchia politica; una devastante crisi economica e sociale; la mancanza di una visione progettuale del paese (cosa deve fare l’Italia nel contesto internazionale, quale politica economica, quali aree aiutare e sostenere, quale rapporto con l’Europa); la mancanza di una diversa visione della società e dell’uomo con l’emanazione di politiche economiche sostenibili ecologicamente e socialmente che spostino progressivamente i valori della società dal ben-avere al ben-essere. Abbiamo assistito alla ribalta del peggio: veline, calciatori, escort, bunga bunga, ostentazione della ricchezza e delle disuguaglianze, evasione fiscale, corruzione in tutti gli ambiti (vedi protezione civile, P4, traffico d’indulgenze e favoritismi degli amici degli amici, spreco di soldi pubblici drenati dalla politica per interessi personali e privi di collegamento con i mandati ricevuti ecc.). La Corte non ha fatto altro che mettere la parola fine a questo sciagurato ventennio, si spera che la pagina, questa volta, sia voltata per sempre e cominci l’era della buona politica quella al servizio degli interessi generali di un paese che ne ha estremamente ed urgentemente bisogno.