Il 10 dicembre è stato il giorno dell’omaggio a Nelson Mandela, scomparso all’età di 95 anni giovedì scorso. Nello stadio di Fnb Stadium di Soweto, sobborgo di Johannesburg, erano attese 95mila persone, ma a causa di problemi organizzativi alcuni settori sono rimasti vuoti. Oltre alla gente comune, sono accorsi per rendere l’ultimo saluto all’ex presidente sudafricano più di 80 capi di Stato da tutto il mondo, tra cui Barack Obama, George W. Bush, Bill Clinton, Enrico Letta, Dilma Rousseff, Raul Castro, Li Yuanchao, Abu Mazen, Pranab Mukherjee. E non mancano personaggi del mondo dello spettacolo, come la modella Naomi Campbell e il cantante degli U2 Bono Vox.
Nonostante il maltempo la gente ha cantato e ballato per rendere omaggio all’ex presidente scomparso: l’atmosfera era festante, con la folla che suonava le vuvuzela e intonava canzoni anti-apartheid. Il luogo è lo stesso in cui Mandela, 23 anni fa – appena liberato dalla lunga prigionia – parlò acclamato dai suoi sostenitori che vedevano in lui la speranza per un nuovo Sudafrica. E sempre lì apparve anche per l’ultima volta in pubblico alla finale dei Campionati mondiali di calcio nel 2010. Dopo la cerimonia, il corpo di Mandela sarà esposto alla camera ardente allestita negli Union Buildings di Pretoria, un tempo sede del potere dei bianchi. Domenica 15 si terrà il funerale a Qunu, il villaggio natale di Madiba.
Il cerimoniere Cyril Ramaphosa ha dato il benvenuto ai dignitari e capi di Stato e al pubblico giunto allo stadio a nome del presidente Jacob Zuma. Ramaphosa ha scherzato sulla pioggia che sta cadendo insistente sullo stadio, dicendo che “Quando piove il giorno della sepoltura significa che sarai accolto nel regno dei cieli”. Dopo gli interventi di rappresentanti di diverse religioni per una preghiera interreligiosa, ha preso la parola Andrew Mlangeni, compagno di prigionia di Nelson Mandela al carcere di Robben Island: “Madiba in questo momento ci stai guardando dall’alto e senza dubbio stai volgendo il tuo sguardo su di noi. Ha unito tutti i colori, tutte le fedi, con il rispetto reciproco e la gentilezza”. Successivamente è stato il turno di Thanduxolo Mandela, rappresentante della famiglia del leader scomparso. “Vogliamo celebrare tutti insieme una vita gloriosa vissuta bene. In nome della famiglia esprimiamo la nostra più profonda gratitudine. Lavorava non per il potere personale, ma a favore degli altri. Questa è stata la vita di Mandela e lui dà a noi l’incarico di portare avanti la sua eredità”. La prima autorità mondiale a prendere la parola è stato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon. “Questo stadio contiene migliaia di persone, ma non può contenere il dolore. Il Sudafrica ha perso un padre, il mondo un caro amico e un mentore. È stato uno dei più grandi insegnanti, insegnava con l’esempio. Lui odiava l’odio, non le persone. Ha mostrato il grande potere del perdono, trattando le persone con il massimo rispetto.”
Il discorso forse più atteso era quello del presidente americano Obama, che ha parlato di Nelson Mandela come “un gigante della storia, l’ultimo grande liberatore del Ventesimo secolo”, paragonandolo a Lincoln e a Martin Luther King: “Come lui, è stato una voce potente in difesa degli oppressi e a favore della necessità morale di giustizia”. E ancora, quando uscì dal carcere, l’ex presidente sudafricano si comportò “come Lincoln e tenne insieme il suo paese che rischiava di spaccarsi”. Anche l’America ha vissuto “secoli di segregazione razziale”, ha ricordato il presidente Usa: “Michelle ed io siamo i beneficiari di questa battaglia” ma, nonostante i progressi compiuti nel mondo, “il lavoro non è ancora completato“. Obama, accolto da un’ovazione da parte del pubblico, ha poi aggiunto che la lotta di Mandela “E’ stata la vostra lotta ed il suo trionfo è stato il vostro trionfo”.
Dopo avere ricordato il legame affettivo tra il fratello Fidel e Nelson Mandela, il presidente cubano Raul Castro ha parlato di Madiba come di un “Esempio di integrità e perseveranza, che ha lavorato per ridurre povertà e diseguaglianza e per creare opportunità per tutti. Un simbolo supremo di dignità e di consacrazione incessante alla lotta rivoluzionaria per la libertà e la giustizia e un profeta dell’unità, della riconciliazione e della pace. La vita di Mandela insegna che solo gli sforzi concertati permettono all’umanità di affrontare le sfide. Cuba è nata nella lotta contro la schiavitù e per l’uguaglianza e porta nelle vene sangue africano”.
L’ultimo capo di Stato a prendere la parola è stato l’attuale presidente del Sudafrica, Jacob Zuma. Tra i fischi e le contestazioni della folla, il presidente del Paese ha ricordato il suo predecessore. “Chiamiamo Madiba padre perché ha costruito la base per il Sudafrica dei nostri sogni: senza sessismo, razzismo, e egualitario. Non c’e nessuno come Madiba, era unico. La sua morte ha causato un’ondata di dolore senza precedenti in tutto il mondo. Ora il Sudafrica e l’Africa sono più forti”.
Fonti: il fattoquotidiano