Acqua avvelenata in Abruzzo, si sapeva tutto già 42 anni fa

scarichi della montedisono (632 x 421)

Nell’agosto del 2007  700 mila persone residenti a Pescara,Chieti e tutta la Val Pescara scoprirono che per trent’anni avevano bevuto e cucinato con acqua contaminata. Oggi la relazione dell’Istituto Superiore della Sanità conferma in modo ufficiale tutti i dubbi della popolazione; vi si legge infatti che “è stata stata indiscutibilmente, significativamente e persistentemente compromessa per effetto dello svolgersi di attività industriali di straordinario impatto ambientale in aree ad alto rischio per la falda acquifera e per le azioni incontrollate di sversamento”, e poi, “distribuita senza controllo, anche per fasce a rischio di popolazione e utenze sensibili come scuole e ospedali”.

Ma a rendere più fosca la vicenda la clamorosa rivelazione del sito popoff.globalist.it:  “Già 42 anni fa la questione dell’acqua inquinata era conosciuta dal comune di Pescara, il quale, se avesse voluto, avrebbe potuto salvare la popolazione dalle conseguenze della questione acqua inquinata”.

Nel 1972 l’ assessore all’Igiene Pubblica del Comune di Pescara Giovanni Contratti scriveva alla. Montecatini Edison di Roma. Nella sua missiva Contratti descriveva passo dopo passo tutte le problematiche legate all’inquinamento delle falde acquifere, e invitava la società ad attivarsi in tempi brevi al fine di dissotterrare i rifiuti tossici e attuare piani di limitazione dei danni ambientali.

Nel 1976 un dirigente della Montedison,scrisse una lettera destinata agli uffici interni sulla vicenda. In particolare si legge che la società avesse richiesto a un ente esterno l’analisi dei veleni nel terreno.

Nel 1992 la Praoil (azienda esperta nel campo delle indagini ambientali) ricevette il compito di  verificare la situazione idrogeologica dell’area dove sorge lo stabilimento in relazione alle possibilità di contaminazione dei terreni sottostanti l’insediamento industriale da prodotti ricollegabili agli impianti Montefluos. I dati rilevavano “una forte compromissione delle acque sotterranee”, contaminate da mercurio, piombo e, soprattutto, clorometani. Dunque, già nei primi anni Novanta si era ufficialmente a conoscenza del grave stato di contaminazione della falda superficiale. Inoltre, si legge nel rapporto, dell'”esistenza di una falda profonda, anch’essa gravemente contaminata, collegata idraulicamente a quella superficiale”, e di un “concreto rischio di migrazione a valle della contaminazione esistente”. Nonostante ciò, la procura ha emesso il mandato per la chiusura dei pozzi solo nel 2007.

Perché?