Effetto serra, catastrofe imminente. Lo dicono i numeri

Effetto serra
La terra sta diventando sempre più calda e il fenomeno che ha consentito la vita sul pianeta, si sta trasformando nel suo opposto.

“Sappiamo con certezza che il nostro clima sta cambiando e che le condizioni climatiche diventano sempre più estreme a causa di attività dell’uomo come ad esempio la combustione delle energie fossili», ha detto il segretario generale, Michel Jarraud, nella nota che accompagna il rapporto Greenhouse Gas Bulletin. «Le emissione di C02 passate, presenti e future avranno un impatto sul riscaldamento globale e l’acidificazione degli oceani. Le leggi della fisica non sono negoziabili».  Questo è uno dei tanti allarmi che provengono dal mondo scientifico e ambientale, ma nonostante tutto, l’umanità accecata dal Dio denaro, feticcio dell’attuale e unica religione mondiale del neoliberismo capitalista, sembra incapace di prendere drastici provvedimenti per invertire, da subito questo disastroso problema.  L’effetto serra è un fenomeno naturale di straordinaria importanza per la vivibilità del nostro pianeta. Tre miliardi d’anni fa, infatti la Terra, era un deserto inabitabile, l’atmosfera risultava priva d’ossigeno e piena di quei gas che sono oggi responsabili dell’effetto serra. All’improvviso si verificò un evento miracoloso, comparvero semplici forme di vita monocellulari: i batteri. Fu proprio una famiglia di batteri a realizzare per la prima volta, il miracolo della fotosintesi clorofilliana, producendo ossigeno atmosferico che in seguito sarebbe diventato fondamentale per alimentare lo sviluppo della vita e della catena alimentare in tutta la sua diversità.  Questi microrganismi, generatori di vita, erano i cianobatteri, ovvero Alghe verdi-azzurre che ancora oggi rimangono i più efficienti fotosintetizzatori del pianeta. Le alghe, ancora oggi, sono direttamente responsabili di circa l’ottanta per cento dell’ossigeno del pianeta e rappresentano le promotrici della vera fondazione biologica della vita.

La superficie terrestre si trova immersa in una miscela di gas che chiamiamo aria e che avvolge la Terra come un involucro, al quale si dà il nome di atmosfera (dal greco atmós, vapore).

L’atmosfera odierna è composta per circa i 4/5 da azoto (N2) e per circa 1/5 da ossigeno (O2), accanto a numerosi altri componenti minori, tra cui principalmente argo (Ar), vapore acqueo (H2O) e diossido di carbonio, o anidride carbonica (CO2) . I gas vengono trattenuti intorno al pianeta dalla forza di gravità e circa il 99% della loro massa si trova nei primi 40 km di altezza, mentre a quote superiori diventa sempre più rarefatta.

La vita, quindi come abbiamo specificato, è iniziata quando alghe e piante hanno cominciato ad assorbire l’anidride carbonica ed emettere ossigeno atmosferico, che rappresenta circa il 20% dei gas presenti nell’aria, in questo modo, è diminuito a livello accettabile l’effetto serra provocato dalla co2, (avendo questo gas la capacità d’intrappolare il calore), si è abbassata la temperatura, ed ha potuto svilupparsi la straordinaria varietà del mondo vivente. L’umanità, ora sta compiendo il processo inverso: sta liberando di nuovo l’anidride carbonica contenuta nei combustibili estratti dalle foreste fossilizzate nel sottosuolo terrestre in miliardi di anni provocando, così un progressivo innalzamento della temperatura terrestre. Ogni giorno miliardi di tonnellate di anidride carbonica e altri gas inquinanti, vengono immessi nell’atmosfera attraverso gli scarichi industriali, gli autoveicoli e la deforestazione, provocando inquinamento e un aumento della percentuale di parti per milioni di questo gas, nell’atmosfera (nel mese d’aprile è stato di oltre 400 Ppm e 400 vuol dire guai grossi). La capacità d’assorbimento di co2 degli oceani si può dire in via d’esaurimenti e l’acidificazione di cui sono vittima, rappresenta un problema collaterale dell’effetto serra che sta determinando una modificazione radicale dell’habitat marino con la scomparsa continua di specie fondamentali per l’equilibrio ecologico. L’innalzamento della temperatura globale sta determinando il progressivo scioglimento dei ghiacci polari (dove è accumulata la maggior parte dell’acqua terrestre) e montani con l’aumento del livello dei mari. Se non si arresta il fenomeno, moltissime città costiere saranno invase dalle acque mentre il progressivo riscaldamento modificherà i fondamentali percorsi delle correnti marine e aeree con l’innescarsi di disastrosi effetti atmosferici e metereologici. Piogge sempre più devastanti dovute ad evaporazioni  massicce insieme a fenomeni estesi di desertificazione, di moria di piante e animali, incapaci d’adattarsi alle violente trasformazioni ambientali, creeranno veri e propri esodi di massa verso le zone vivibili e lotte per l’accaparramento delle risorse.

Non si tratta di scenari apocalittici, ma di realtà di cui stiamo già vedendo le prime avvisaglie. Solo nel nostro paese, ormai, assistiamo increduli e sbigottiti ad alluvioni devastanti, a caldi torridi fuori stagione, ad estate assenti e a inverni miti che provocano miliardi di euro di danni pagati dalla collettività. Nel 2014, nel nostro paese, il settore turistico nel suo complesso, ha perso quasi un miliardo di euro di fatturato per l’assenza dell’estate e delle piogge incessanti. Ogni anno poi, assistiamo a conferenze sul clima in cui vengono presi accordi pasticciati e compromessi al ribasso tra i paesi ricchi (cresciuti devastando il pianeta e saccheggiando le risorse) e i paesi in via di “sviluppo” che ritenendo legittimo percorrere le stesse strade, non intendono porre limitazioni alle emissione dei gas serra e se ne infischiano delle conseguenze. I dati ONU che sono stati presentati nel rapporto annuale della World Meteorological Organization parlano di una catastrofe imminente con l’umanità che continua a correre verso l’abisso e a segare il ramo su cui è seduta. Un cambiamento potrà avvenire soltanto modificando radicalmente i paradigmi economici alla base dell’attuale modello di sviluppo basato sui principi del capitalismo neoliberista. Un sistema portatore di diseguaglianze estreme e ingiustizie sociali devastanti, indifferente all’ambiente e ai delicati equilibri su cui si regge e che vede in un piccolo gruppo di privilegiati (la metà della popolazione più povera, circa 3,5 miliardi di persone ha un reddito annuale pari a quello degli 85 uomini più ricchi del pianeta), i padroni incontrastati dell’economia e delle risorse del pianeta (le principali fonti internazionali stimano una sproporzione incredibile delle ricchezze: il 20% della popolazione si appropria dell’86% delle ricchezze prodotte sulla terra, il restante 80% si deve accontentare del restante 14%)). Per il ristretto gruppo di privilegiati che si accaparra la maggior quota di ricchezze prodotte (il famoso 1% che detiene il 48% delle ricchezze globali) noi tutti siamo poco più che plebaglia, la terra è solo un luogo da sfruttare per continuare ad arricchire se stessi, mantenere potere e privilegi, navigare con gli yacht nei paradisi marini, circondarsi di belle donne, di gioielli, opere d’arte, auto lussuose, case in luoghi esclusivi, accumulare partecipazioni incrociate nelle più importanti multinazionali e milioni in paradisi fiscali, sniffare cocaina, frequentare circoli e scuole esclusive, affiliarsi alle varie massonerie e fregarsene di ogni cosa. Salvo, poi usare la beneficenza e le associazioni benefiche per mettere a tacere l’urlo della coscienza e i sensi di colpa per i loro incredibili privilegi. Stiamo vivendo una doppia crisi: ambientale e socio economica figlie di un modello di sviluppo difettoso, incapace di soddisfare le vere e fondamentali esigenze dell’umanità, il quale necessita di correzioni profonde e, soprattutto, della presa di coscienza dei pericoli di cui è portatore. Solo con la realizzazione di una vera democrazia mondiale fermeremo questa assurda corsa verso la fine, ma senza imbrigliare la finanza e senza democratizzare le risorse dell’umanità ci avvieremo a grandi passi verso la catastrofe e lasceremo, alle future generazioni solo un cumulo di macerie morali e ambientali.