Firenze, il killer delle prostitute ha un nome: Riccardo Viti

 

Riccardo Viti al momento dell' arresto
Riccardo Viti al momento dell’ arresto

 

Il killer della 26enne romena Andreea Cristina Zamfir ha finalmente un volto ed un nome. Si tratta di Riccardo Viti, idraulico 55enne residente a Firenze. Il “mostro della porta accanto”, come è stato soprannominato dal Procuratore Capo facente funzione Giuliano Giambartolomei, al momento dell’ arresto non ha opposto resistenza e, con un candore inquietante, avrebbe ammesso: “Sono stato io, lo ammetto. Ho fatto una bischerata, non credevo che morisse”. Viti sarebbe accusato non solo dell’ omicidio della giovane romena, ma anche di una serie di crimini – sei, per l’ esattezza – avvenuti dal 2006 ad oggi, che hanno visto coinvolte sempre delle prostitute.

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INCASTRATO DALLE TELECAMERE. A Riccardo Viti le Forze dell’ Ordine fiorentine erano arrivate dopo una serie di testimonianze, prove fisiche e alla diffusione di un identikit che combaciava perfettamente con il sospettato. La prova incriminante a carico dell’ uomo, però, è stata fornita dalle riprese delle videocamere che hanno “immortalato” Viti lungo il tragitto che con la sua auto, una Fiat Doblò di colore grigio, ha percorso dal luogo dell’ incontro tra la vittima ed il suo carnefice sino alla scena del crimine, quella via del cimitero di Ugnano diventata tristemente nota in questi giorni.

Choccata la madre dell’ assassino. “Sono nella disperazione più nera”, avrebbe dichiarato la donna, visibilmente sconvolta, ai giornalisti. “Io non sapevo niente, non mi ero accorta di niente, credevo fosse un bravo ragazzo, ma se ha fatto quello che ha fatto non posso difenderlo”, sono state le sue ultime parole, prima di chiudersi in un doloroso silenzio. Riccardo Viti abitava in via Locchi a Firenze, in un appartamento vicino all’ abitazione dei suoi genitori. L’ idraulico con la passione per il karate (arbitrava gli incontri in zona) era sposato con una donna rumena e condivideva l’ appartamento con lei e con il figlio adolescente della moglie, nato da una precedente relazione. Agli occhi dei vicini, increduli di fronte alla notizia, sembrava una famiglia normale. I genitori di Viti vengono definite delle bravissime persone; del figlio Riccardo, invece, i dirimpettai avevano un’ impressione che ora suona come un avvertimento: “Era una persona gentile, ma strana; talvolta era rude, infantile“.

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L’ INCUBO E’ FINITO. Emerge un particolare inquietante dalla ricostruzione dei fatti offerta da Riccardo Viti agli inquirenti. Il 55enne avrebbe avuto accesso al nastro adesivo utilizzato per crocifiggere Andreea Cristina Zamfir “grazie” al lavoro della moglie. La donna, infatti, faceva la donna delle pulizie presso l’ Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi, che utilizza lo stesso scotch – che porta impresso il logo dell’ Asl – rinvenuto nell’ abitazione di Viti. Stando alle prime analisi, quel nastro adesivo potrebbe combaciare proprio con quello ritrovato sulla vittima. La moglie di Viti, però, non sarebbe coinvolta nel delitto: al momento del drammatico evento, infatti, la donna si trovava all’ estero.

Abbiamo preso la bestia, con tutto il rispetto per gli animali”, ha sentenziato, con estrema soddisfazione, il Questore di Firenze Raffaele Micillo. Alle dure parole del Questore si aggiungono, quelle strazianti e cariche d’ amore per la vittima, di Yean Ion Manta, compagno di Andreea. La coppia ha due figli piccoli, di 2 e 4 anni, che non proveranno più la gioia di festeggiare la Festa della Mamma con entrambi i genitori. “Sono molto felice per questa notizia”, ha dichiarato il 36enne, connazionale della vittima, la cui preoccupazione principale è quella di “ripulire” l’ immagine della propria amata, descritta dai mezzi stampa come una prostituta. “Andreea non si drogava e non si prostituiva. La sera in cui è morta uscì intorno alle 22, mi disse che aveva un appuntamento di lavoro come baby sitter. Poi non l’ho più sentita”. La vita della ragazza, abbandonata da sua madre circa sei anni fa, resterà per sempre un mistero. La cosa più importante, però, è che la sua famiglia abbia avuto giustizia e che Riccardo Viti, il “mostro della porta accanto”, non rappresenti più un pericolo per le donne di Firenze.

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