Scandalo Mose, l’ira di Renzi: ora bisogna cambiare

Mose

Venezia – Lo scandalo del Mose ha travolto tutto il mondo politico, da destra a sinistra: corruzione, concussione, riciclaggio, finanziamento illecito di partiti, frode fiscale sono le accuse che piovono su personalità eccellenti, come il sindaco Giorgio Orsoni (eletto nel 2010 nella coalizione di centro sinistra) e Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia ed ex governatore del Veneto.  Sono cento gli indagati e trentacinque i procedimenti restrittivi: Giorgio Orsoni è ora ai domiciliari, accusato di finanziamenti illeciti, mentre per Giancarlo Galan, accusato di corruzione,  è stato chiesto l’arresto.

COS’E’ IL MOSE? – Il Mose è un sistema di dighe mobili appositamente progettato per salvaguardare Venezia ed evitare un eccessivo innalzamento del livello dell’acqua nella laguna. E’ un’opera di grande innovazione tecnologica, in quanto questi pannelli mobili sono posti sul fondale della laguna, rimanendo invisibili in caso di bassa marea. A queste dighe sono applicati dei dispositivi elettronici che consentono di alzarle sopra il livello del mare e bloccare l’afflusso di acqua nella laguna con l’alta marea. Il progetto ha ricevuto l’ok definitivo nel 2003, anno in cui sono partiti i cantieri. Ad oggi sono stati spesi circa 5 miliardi di euro e manca il 20% dei lavori previsti, il cui completamento è stimato per il 2016. Tuttavia, il progetto iniziale del 1989 prevedeva l’installazione definitiva delle dighe entro il 2000 ed una spesa complessiva di poco più di 1 miliardo di euro.

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LA REAZIONE DEL PREMIER – E’ Raffaele Cantone,  neo presidente dell’Autorità Nazionale Anti corruzione, a riferire ai microfoni di Radio Capital la reazione del premier Matteo Renzi allo scandalo Mose: “E’ turbato dalla gravità della vicenda: l’inchiesta dà l’immagine di un Paese con problemi enormi, peggio di quanto non sia in realtà, e non fa piacere pensare che dietro quasi tutte le grandi opere si nascondano fenomeni di corruzione”. Ma lo sfogo del Presidente del Consiglio è stato ben più pesante: “Sono cose raccapriccianti, che fanno malissimo all’immagine dell’Italia e mai come in questo momento questo è controproducente”. E ancora: “Ma come, io sto lavorando come un pazzo per convincere gli investitori esteri a venire nel nostro Paese e finalmente c’è un interesse da questo punto di vista. Si vede muovere qualcosa, anzi più di qualcosa. Però ecco che il passato sembra voler tornare”.

CASO EXPO – Oltre al caso Mose, anche per quanto riguarda Expo, Matteo Renzi si è ritrovato in mezzo a problemi sicuramente non creati da lui: prima i ritardi nei cantieri, poi gli arresti e gli avvisi di garanzia. Tuttavia ora è necessaria una svolta: il premier ci ha messo la faccia e il suo input è forte e chiaro: “Bisogna muoversi, perché Expo sarà la vetrina dell’Italia nel mondo: non possiamo sbagliare”. Il che significa dare pieni poteri all’Anticorruzione. Inoltre sono previsti da parte del Premier degli interventi  aggiuntivi, perché “deve essere chiaro a tutti che la corruzione ormai è una roba che appartiene al passato dell’Italia, il nostro Paese non sarà mai più quella cosa là.”

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