Ferrero, Tavecchio, Christillin: solo insulti nel calcio italiano

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Insulti sportivi e rivalità campanilistiche rappresentano la base, forse l’essenza stessa, del calcio italiano. Esiste tuttavia una linea sottile tra tifo, passione, sani sfottò che dovrebbero animare il mondo del pallone e un clima di razzismo e di volgarità fini a se stessi, come quello che stiamo vivendo. Nell’ultimo periodo, infatti, la Serie A è diventata il teatro delle più tipiche “commedie all’italiana”: un crescendo di insulti e attacchi personali, di cattivo e basso gusto, si è affermato su ogni logica di sportività, fair play, ma soprattutto di civiltà.

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IL CASO TAVECCHIO – Si parte da Carlo Tavecchio e dalla sua ormai celebre uscita sui “mangia banane”: è il 26 luglio quando il futuro presidente della Figc commette una gaffe razzista senza precedenti. Parlando dell’eccessiva presenza di extracomunitari nel nostro campionato, Tavecchio afferma: “Da noi arriva Opti Pobà, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio. E va bene così. In Inghilterra deve dimostrare il suo curriculum e il suo pedigree”. A nulla è valso il suo dietrofront: qualche mese dopo verrà sospeso per sei mesi da parte dell’Uefa.

FERRERO E IL “FILIPPINO” – Risale invece a qualche giorno fa la scioccante dichiarazione di Massimo Ferrero, su cui è stato aperto un fascicolo di indagine da parte della Figc. Il neo presidente della Sampdoria, infatti, ha dichiarato alla Domenica Sportiva: “È ingiusto che Moratti sia stato trattato così, sono molto dispiaciuto per lui. Io glielo avevo detto: caccia quel filippino, che l’hai preso a fa’?”. Il rischio per Massimo Ferrero è quello di essere deferito, anche se tale provvedimento non scatta in automatico.

L’affermazione del presidente della Samp supera il limite dell’ironia: la frase non può e non deve essere banalizzata come una semplice uscita di cattivo gusto. L’attacco è pesante, irrispettoso, forse a sfondo razzista. Anche in questo caso, proprio come in quello di Carlo Tavecchio, le scuse non sono tardate ad arrivare: “Non volevo mancare di rispetto al signor Thohir, ai dirigenti dell’Inter e alla gente delle Filippine alla quale da sempre mi legano rapporti bellissimi. Volevo elogiare Massimo Moratti e quanto da lui dato per 20 anni all’Inter e al calcio italiano”.

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GLI INSULTI DI CHRISTILLIN – Per ultima (sicuramente non per importanza e per gravità delle dichiarazioni) arriva la voce di Evelina Christillin, organizzatrice delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006 e da sempre vicina alla famiglia Agnelli. Per gettare ulteriore benzina sul fuoco nella diatriba infinita tra Juventus e Inter, ecco arrivare il suo commento sulle vicende di casa nerazzurra. “L’addio all’Inter della famiglia Moratti-Addams. Ma come? Ma perché? Insomma, come faremo senza tutti quei denti in tribuna, senza gli abbracci frenetici delle loro smilze braccine, senza l’esultanza della Bedy che salta per aria anche quando l’Inter segna in amichevole contro il Pertusa?”.

Ma il delirio di lady Christillin non si ferma qua e, sempre nell’intervista rilasciata all’Huffington Post, parla così del presidente nerazzurro Erick Thohir: “Un piccoletto ciccione indonesiano che alla fine rileva a Moratti, e non si sa ancora bene se poi i soldi li ha davvero oppure no, la maggioranza delle azioni, che mette i suoi samurai in Consiglio a prendere a schiaffoni sui conti il povero Massimo, che aizza il ribelle Mazzarri a rispondergli senza portare rispetto, che usa come un pupazzo di nobili origini ma di zero importanza il mito Zanetti, e che, soprattutto, non vince più niente”.

Non paga, Evelina Christillin prosegue: “Alla fine, pur tenendosi il suo 30%, Moratti ha stretto i denti (e li ce n’è davvero da avere paura), si è rotto le scatole della protervia orientale, e ha sbattuto la porta lasciando la presidenza onoraria insieme a tutta la sua truppa, per dire signorilmente che basta, faccia pure il Cicciobello a mandorla come gli pare, ma lui non ci sta più”. Tra gli altri, innumerevoli, esempi che si potrebbero citare, riportiamo l’uscita infelice di Claudio Lotito che deride così il collega Beppe Marotta per il suo strabismo: “Il suo problema è che con un occhio gioca a biliardo e l’altro guarda i punti…”.

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Resta da chiedersi il perché di tutto questo accanimento personale, barbaro, immotivato, stupido. C’è da chiedersi anche come tale contesto, di tutti contro tutti, senza più alcuna misura e alcun freno di civiltà, possa giovare ad un calcio italiano già in crisi da un punto di vista tecnico ed economico. In un mondo come questo, in cui tutto è concesso e nessuno pone un limite, non stupiscono gli insulti alla classe arbitrale, le liti con i giornalisti, i fischi razzisti, gli attacchi insensati ai propri rivali sportivi. C’è da riflettere su quanto questo clima possa influire sulla tensione tra le varie tifoserie e sulla sicurezza del calcio italiano, che dovrebbe ripartire dal ritrovare quel senso di civiltà e di rispetto perduti.