Si dice “bad guy”, si legge “ragazzaccio”. Si tratta di una categoria che noi donne non solo conosciamo bene, ma dalla quale siamo state, almeno una volta nella vita, irrimediabilmente attratte. Nulla può il genere femminile contro il fascino magnetico del “bello e dannato”. Uomo dal passato (e dal presente, talvolta) oscuro, tormentato, che fa scattare nella donna l’ immancabile sindrome della “crocerossina”, nella spesso vana illusione di poterlo redimere. A volte, è invece la femmina stessa a capitolare di fronte all’ anima “nera” del bad guy, infrangendo ogni genere di tabù imposto dal vivere civile diventando amante, complice, “groupie”.
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Negli ultimi giorni ha fatto il giro del Mondo una sconvolgente notizia: fiori d’ arancio imminenti per il pluri-assassino Charles Manson, che nel lontano 1969 sterminò tutti i presenti alla villa losangelina del regista Roman Polanski (altro celeberrimo bad guy), tra i quali figura l’ allora moglie del cineasta Sharon Tate, incinta di otto mesi all’ epoca dei fatti. La vicenda di Manson e le tremende imprese della sua “Family” fanno ancora oggi accapponare la pelle per la crudeltà con la quale gli adepti di colui che si autodefiniva una sorta di diavolo terreno eseguivano i delitti in nome di un “guru” che sta attualmente scontando l’ ergastolo in un carcere californiano.