USA: armate di terra contro Isis. Guerra totale al terrorismo

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E’ di ieri la notizia secondo cui l’Intelligence americana starebbe considerando l’idea di fornire truppe armate via terra per potenziare l’offensiva dell’esercito iracheno sul territorio di Mossul, capoluogo del governatorato di Ninawa, ora sotto il controllo dello Stato Islamico. Attualmente si sta analizzando il livello delle difese del gruppo terroristico in città, valutando la necessità di rinforzi durante la riconquista di Mossul da parte dell’esercito. L’intervento da parte delle truppe statunitensi sarebbe previsto per aprile e, stando a quanto comunicato dalla Cnn, “quando inizierà l’offensiva l’Isis sarà isolato e incapace di ricevere rinforzi”. Questa disposizione favorevole degli Usa a partecipare allo scontro attivamente è dovuto alla notizia diffusa dal Central Command, ente che raccoglie i maggiori responsabili militari degli Stati Uniti, secondo cui mancherebbe poco all’abbattimento dell’Isis.

Il gruppo terroristico, infatti, avrebbe “perso la capacità di conquistare nuovo territorio in Iraq e controllarlo. I comandanti devono prendere delle decisioni, avere delle priorità su dove utilizzare i combattenti. Ecco perché si sono ritirati da Kobane”, è stato dichiarato, “Anche i combattenti stranieri in arrivo sono diminuiti negli ultimi 4-5 mesi.” Tuttavia, non si può fare a meno di chiedersi per quale motivo la nazione pacificatrice per eccellenza – o almeno così stanno le cose secondo l’opinione pubblica – arrivi spesso e volentieri a partecipare attivamente allo scontro armato, piuttosto che cercare una via alternativa per sedarlo. Anche in questo caso la diplomazia ha poco spazio per esprimersi e non è che gli Stati Uniti abbiano tanta premura di venirne a capo o quanto meno di restare fuori da questo tipo di situazioni, visto che è di appena qualche giorno fa la notizia secondo cui il Paese starebbe valutando d’intervenire anche nel conflitto tra Ucraina e Russia. Nonostante sia stata Kiev ad inoltrate la richiesta di aiuto militare agli Usa, la risposta che ci si aspettava dalla grande potenza (il rifiuto di schierarsi militarmente contro Mosca) non è arrivata e la proposta è ancora oggetto di valutazione da parte dei capi militari statunitensi.