Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston, è stato condannato alla pena di morte dalla corte federale proprio di Boston. Dopo 14 ore in camera di consiglio, la sentenza dei 12 giurati è stata chiara: per l’esplosione di due bombe a pochi metri dal traguardo della maratona avvenuta il 15 aprile 2013 in cui sono morte tre persone e oltre 200 sono rimaste ferite, Dzhokhar Tsarnaev deve essere ucciso.
La pena di morte sarà eseguita tramite un’iniezione letale. I vari appelli per tentare di salvare la vita al giovane, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni, si sono dimostrati inutili. Tra questi figura anche quello dei genitori di Martin Richard, il bambino di 8 anni che è rimasto ucciso insieme a due altre persone all’attentato a Boston.
Alcuni giurati avevano preso in considerazione possibili attenuanti relative alla giovane età di Tsarnaev e l’assenza di precedenti penali. Le aggravanti, però, hanno fatto pendere la bilancia dal lato opposto: la premeditazione, la crudeltà e l’efferatezza del crimine, l’uso di armi di distruzione di massa, aver causato la morte di un bambini innocente e aver preso di mira un evento sportivo importante negli Stati Uniti. La scelta della pena di morte, al posto dell’ergastolo, è stata presa in esame e accolta perché 3 giurati hanno ritenuto che Dzhokhar Tsarnaev ha agito sotto l’influenza del fratello morto in uno scontro a fuoco con la polizia.
Il giovane attentatore della maratona di Boston ha ascoltato in silenzio alla lettura della sentenza, secondo quanto raccontano i testimoni. Poi si è alzato ed è uscito dall’aula senza proferire parola ma, chi lo ha visitato di recente, ammette che Dzhokhar Tsarnaev si è pentito. Molto probabilmente sarà trasferito nel braccio della morte del penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Il ministro della giustizia Loretta Lynch ha ammesso: “E’ la giusta punizione per un crimine orrendo, un attentato codardo”.