Gioco d’azzardo patologico: nuovo studio spiega la vera causa

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Il Gambling è noto in Italia come “gioco d’azzardo patologico” ed è una psicopatologia che dà dipendenza e sta dilagando sempre più e soprattutto tra le famiglie che si ritrovano senza abbastanza fondi per andare avanti, a causa di un disturbo che non va mai sottovalutato. Statisticamente sono molti i cari di chi ne è affetto che si ritrovano con molte domande e nessuna risposta, con parecchi tentativi falliti per curare la persona amata che non può, pur volendo, controllare il gioco d’azzardo compulsivo. Un recente studio, pubblicato sulla Royal Society Publishing) ha portato in merito dei chiarimenti che potrebbero aumentare le probabilità di successo degli interventi psicologici sui pazienti affetti da gambling, seppur indirettamente. Questa precisazione va fatta perché lo studio ha cercato di scoprire i meccanismi che sottostanno all’inizio di una dipendenza del genere, processi che tutti utilizziamo in molte attività.

I soggetti sperimentali dello studio sono stati “indotti”, per un brevissimo tempo, a sperimentare il gioco d’azzardo mediante l’assegnazione di un compito in cui dovevano accumulare quanti più gettoni possibili. L’osservazione delle loro reazioni ha portato la conferma delle teorie psicologiche basate su un effetto chiamato “fallacia del banchiere“, in cui la persona si focalizza sulle probabilità che ha di raggiungere un guadagno immediato, senza considerare i costi nel lungo termine. A facilitare questo effetto è un altro fenomeno molto comune e già noto agli psicologi sociali: l’effetto recency (“effetto recenza“), ovvero un aspetto funzionale della memoria che fa sì, in determinate circostanze chiaramente, che il soggetto ricordi più facilmente lo stimolo o l’esperienza con cui è entrato in contatto più di recente – al massimo un minuto. Tale fenomeno, nel caso specifico del gioco d’azzardo, può concorrere assieme all’happy-ending (“esito felice”) di una partita a poker per creare nella persona un’insana voglia di ritentare la sorte. Ciò avviene perché il processo che facilita l’effetto recency, nonché la preminenza del ruolo di una vincita al gioco, si chiama “temporal markdown” (“svalutazione temporale”) ed è proprio questo elemento la vera scoperta dello studio più recente sul gioco d’azzardo. Questo aspetto fa in modo che determinati eventi antecedenti all’happy-ending di una giocata possano essere sottovalutati anche se chiari segnali di una strategia fallimentare, in questo caso la perdita delle partite precedenti.


E’ per questo motivo che molti giocatori d’azzardo, pur riducendosi in rovina a causa proprio di questa patologia, continuano con qualsiasi mezzo a tentare il gioco. Molte famiglie si sono poste vari interrogativi rispetto a questa questione: “Non ci ama?”, “E’ troppo egoista?”, “E’ accecato dall’avidità?” non sono le domande giuste da farsi. Ciò che emerge da tutti questi fattori, in sintesi, è una percezione distorta del proprio futuro e delle probabilità di vincita. Quando si parla di patologie e dipendenze la volontà del soggetto concorre solo in minima parte all’esito delle sue azioni, vale a dire che l’amore e la povertà non bastano a fermare un giocatore d’azzardo patologico e la prima cosa da fare per aiutare lui/lei e chi lo/la circonda è rivolgersi a centri professionali del campo o ad associazioni competenti.