Educazione gender: dubbi e verità, cos’è e perché la si teme

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Le verità dell’educazione gender, un incubo motivato dai pregiudizi

Tra le altre polemiche sollevate dalla legge “La Buona Scuola“, ha fatto maggior scalpore a livello nazionale la cosiddetta “norma gender”, sulla quale sono nate bufale principalmente a difesa dell’istruzione tradizionale e fondamentalista dei minori. Tra le maggiori critiche mosse alla legge vi sono: annullamento delle differenze sessuali maschio-femmina, minaccia all’innocenza (sempre presunta) dei bambini più piccoli, nonché istigazione degli stessi alla sessualità e ad identità sessuali diverse dall’eterosessualità. Posto che i minori di qualsiasi età si approcciano al corpo umano con una genuina curiosità che non nega affatto la sessualità e le sue forme, sull’ultimo punto dell’elenco è necessario un accenno ironico all’atteggiamento omofobo che molti genitori hanno assunto facendo tale discriminazione.

Questo concetto apparentemente populistico si concretizza non solo sui numerosi forum, blog, gruppi e pagine facebook, twitter e di altri social network in giro per il web, ma anche su un messaggio a catena che sta spopolando su whatsapp e recita testualmente: “Questa teoria mira alla destrutturazione dell’identità dei singoli insegnando ai NOSTRI FIGLI che al di là del proprio sesso biologico possono decidere autonomamente di appartenere ad un altro Genere (bisex omo lesbo misto chi più ne ha più ne metta) includendo in questo Genere anche il Genere pedofilo!” Tali paure sono state alimentate specialmente dalla disinformazione, che ancora dilaga in chi sembra aver accettato la condizione degli lgbt ma in realtà ha semplicemente adottato un atteggiamento di rassegnazione, come: “Possono fare quello che vogliono, ma lontano da me e dai miei figli”. Chiaramente la condizione di lgbt non può e non deve essere indotta, ma purtroppo è anche vero che nell’adeguarsi agli standard etici americani (come l’Italia ha fatto per qualsiasi cosa nell’ultimo mezzo secolo) molti hanno adottato una tolleranza solo verso l’esterno del proprio nucleo familiare. Questo, ignorando che sia a livello psicologico che ormonale in chiunque vi è una parte maschile e femminile più o meno sviluppati e che gli eterosessuali non sono figure statiche e fisse su una posizione all’ultimo estremo di questa gradazione.

Inoltre il meccanismo scandalo-melodramma-diffusione a cui il Paese è ormai abituato dai media non fa che peggiorare la polemica e creare una psicosi collettiva sull’educazione gender, che a questo punto non è solo travisata, ma modificata in ogni sua parte. A giocare il suo ruolo è senza dubbio anche l’associazione ormai indelebile tra bambini e innocenza/asessualità, intoccabile e sacrosanta, che secondo gli oppositori un’educazione gender può solo deviare. Questa concezione ottocentesca dell’infante è stata già ampiamente smentita, ma ovviamente gran parte della polemica sull’incubo della norma gender cesserebbe se la notizia si diffondesse troppo. Infatti, gli psicologi hanno già fatto il loro lavoro accertando che famiglie arcobaleno non possono creare più danni di quelle “naturali”, come si vuole far credere dal fronte religioso/fondamentalista, che a supporto di questa tesi cita problemi psicologici gravi, la somministrazione di pornografia a scuola e masturbazione in culla, o perversioni e gravi deviazioni sessuali. La scienza smentisce tutto ciò e pone come primo requisito la serenità familiare e la buona condotta dei genitori: di fatto, è provato che a causare patologie psicologiche legate alla sessualità (come la pedofilia) è un rapporto dannoso con chi accudisce il bambino, di chiunque si tratti.

Quello che non è ancora chiaro alla maggior parte degli oppositori è, però, ciò che veramente afferma il decreto a proposito dell’educazione gender (secondo le direttive dell’Oms), che riportiamo di seguito in quanto già di per sé esplicativa di ogni dubbio sulla questione e facilmente reperibile online (link). Gli articoli incriminati sono i primi due, che danno una definizione ben precisa di cosa cambierà nelle scuole e del suo scopo: “Integrare l’offerta formativa dei curricoli scolastici di ogni ordine e grado con l’insegnamento a carattere interdisciplinare dell’educazione di genere finalizzato alla crescita educativa, culturale ed emotiva, per la realizzazione dei princìpi di eguaglianza, pari opportunità e piena cittadinanza nella realtà sociale contemporanea.” E nella prossima pagina le indicazioni continuano con la seconda parte del primo articolo di questa legge.