Imparare dormendo si può? Il parere dell’esperto

Imparare dormendo

E’ possibile apprendere concetti scolastici, linguistici, tecnici più o meno astrusi semplicemente chiudendo gli occhi e concedendosi un bel sonno ristoratore? La teoria dell’ imparare dormendo è da sempre ritenuta controversa. Sarebbe un autentico “sogno”, per gli studenti di tutto il Mondo, superare esami insormontabili soltanto “ronfando”, senza fatica nè nottate insonni sui libri. La teoria dell’imparare qualunque cosa dormendo è entrata in auge negli scintillanti anni Ottanta: in quegli anni il commercio delle audio-cassette con messaggi subliminali da recepire nel sonno ebbe un autentico “boom”, nonostante tale assunto resti ancora privo di fondamento scientifico.

Il dibattito attorno all’apprendimento “passivo” che avverrebbe semplicemente dormendo è tornato in auge anche recentemente, dopo un botta e risposta tra i vari scienziati durato per infiniti decenni. L’ultimo a fornire il suo contributo alla diatriba sull’imparare dormendo è stato il noto neuroscienziato Jordan Gaines Lewis, considerato un luminare in materia di sonno.

Lewis ha rilasciato un’intervista sul “The Guardian” dove spiega il suo scetticismo circa i messaggi subliminali che vengono mandati al corpo dormendo, nonostante alcune ricerche risalenti all’anno scorso abbiano mostrato come, ad esempio, un gruppo di volontari ad un esperimento abbia imparato parole in una lingua straniera ascoltandole nel sonno. Il merito, secondo lo scienziato, non sarebbe da attribuire ai concetti “inculcati” mentre si sta dormendo, bensì alle capacità rigeneratrici del sonno stesso, specialmente nella prima metà della notte, quella cioè dove avviene il consolidamento della memoria sia a breve che a lungo termine.

Nonostante ciò non è possibile, a detta di Lewis, affidarci a messaggi subliminali per apprendere concetti meglio assimilabili da svegli, possibilmente dopo averli studiati: il nostro cervello può certamente apprendere qualche concetto nel sonno, ma solo perchè dormendo si riescono ad elaborare alcune associazioni inconsce; nulla a che vedere con cassette pensate “ad hoc” o con messaggi subliminali che, probabilmente, potremmo rimuovere il giorno dopo, appena svegli, dopo una buona tazza di caffè.