Per trovare il bandolo della matassa di questa tragica vicenda che ha trasformato la ridente ed intellettuale Cambridge nella “capitale dell’ingiusto macello” bisognerebbe, in primis, cercare di fornire la corretta accezione al termine “progresso”. Possono, delle ricerche eticamente discutibili, contribuire all’evoluzione del nostro Mondo già flagellato da guerre, smog, terrorismo? Tali ricerche possono davvero aiutare a sconfiggere alcune delle più radicate e gravi patologie del nostro secolo? Nonostante la vivisezione continui ad essere pratica alacre in alcuni laboratori del Globo, patologie come il cancro, l’AIDS e molte malattie neurodegenerative non sono state ancora sconfitte. I sacrifici delle povere cavie, pertanto, non solo sono stati caratterizzati da un’indicibile sofferenza ma si sono rivelati, ahinoi, inutili ai fini scientifici.
Cos’è, infine, il “progresso”? Su cosa viene fondato, quali sono i valori del quale è imperniato? I “potenti”di Cambridge cercano inutilmente di tenere a bada animalisti e gente comune che hanno scelto di condurre la propria campagna contro la vivisezione invitando il Mondo intero a boicottare l’intera comunità di Cambridge. L’idea è semplice ma efficace: fermare il “flusso” monetario per convincere i “piani alti” a mettere un freno definitivo alla tortura legalizzata di topolini, scimmie & co.. La paura dei politici locali è quella di andare incontro ad un “collasso” economico senza precedenti, con un calo delle visite turistiche della città e un conseguente ribasso delle entrate delle varie attività commerciali. Il Presidente della Camera del Commercio Bridge ha invitato a non punire l’intera città di Cambridge per una pratica che non viene incredibilmente ritenuta, dall’uomo, un atto sacrilego nei confronti di creature di Dio. I soldi prima di tutto, per la “casa degli orrori” di Cambridge: è proprio questo il “progresso” che vogliamo?