SIRIA – I primi convogli di aiuti umanitari sono arrivati lunedì 11 gennaio a Madaya, la città degli scheletri ambulanti, in cui gli abitanti erano lasciati morire di fame e di stenti dal governo di Damasco. La piccola città è assediata dal regime siriano e dai suoi alleati vicini a Hezbollah da luglio. L’arrivo di convogli congiunti delle Nazioni Unite e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CIRC) e della Mezzaluna Rossa siriana è durato tutta la notte nel borgo privo di corrente elettrica.
Gli aiuti umanitari sono arrivati in un ambiente agitato, in una città di 40 mila abitanti, di cui la metà sarebbe originaria della vicina città Zabadani, oggi distrutta dopo essere stata a lungo all’apice della rivolta contro il presidente Bachar al-Assad. La mancanza di cibo ha provocato una situazione di malnutrizione generale molto grave, secondo le testimonianze degli abitanti. Secondo alcune fonti, infatti, sembrava che molti arrivassero a cibarsi di foglie o addirittura a cacciare i pochi cani e gatti rimasti per mangiarli. L’associazione Medici Senza Frontiere ha stabilito che le persone morte di fame dal 1 dicembre 2015 sarebbero 28. Tra le vittime anche neonati e anziani.
Lunedì sera a Madaya erano già arrivati due camion di derrate alimentari e il CIRC, che portava medicinali e mezzi chirurgici, aveva già distribuito delle coperte per proteggersi dal freddo, vista la mancanza di riscaldamento. Il portavoce dell’organizzazione in Siria ha raccontato: “La popolazione è al contempo eccitata e inquieta. Hanno bisogno di vedere gli aiuti per crederci. Sono deboli, stanchi. Quando abbiamo distribuito le coperte ci hanno detto che andava bene, ma ci hanno chiesto se avevamo anche del cibo”. Anche gli aiuti medici erano urgenti: le riserve di medicinali erano quasi esaurite e la città brulica di malati e feriti.
Non erano previste evacuazioni per lunedì sera, anche se numerosi abitanti desiderano lasciare la città. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che almeno 400 persone devono essere immediatamente evacuate e spera di farlo il più presto possibile, nel frattempo restano in attesa dell’autorizzazione dal governo siriano. Gli aiuti arrivano lentamente perché tutte le operazioni sono sincronizzate con quelle in corso a Foua e Kefraya. Queste due città a favore di Assad sono assediate dalla coalizione islamista e dal gruppo salafista Ahrara al-Cham. Secondo l’accordo politico negoziato tra il regime e i combattenti anti Assad, la sorte delle tre città assediate è strettamente legata.