Sembra sempre più reale la possibilità per cui alcuni messaggi molesti siano stati spediti, usando quel profilo social, dal computer della Caserma di Cordenons dove Ruotolo e Trifone Ragone prestavano servizio. Gli inquirenti stanno indagando per scoprire se altri commilitoni sapevano di quel profilo. Intanto il prossimo lunedì si costituirà in Tribunale una squadra di periti che valuteranno le varie postazioni da cui sono partiti i messaggi minatori inviati a Teresa Costanza.
Testimonianze. I coinquilini di Giosuè Ruotolo sono stati di nuovo ascoltati dagli inquirenti. Costoro in un primo momento avevano “mentito”, costretti poi dalle evidenze ad ammettere la verità sul comportamento di Giosuè la sera dell’omicidio di Teresa e Trifone. Rosaria Patrone, l’altra indagata, nega di aver aperto il profilo su Facebook, addossando tutta la responsabilità al suo fidanzato Giosuè. Il legale della ragazza, l’avvocato Costantino Catapano ha dichiarato: “Rosaria non ha creato il profilo, mi ha detto che sarebbe stato creato da Giosuè. Lei è entrata nel profilo una sola volta, ad agosto del 2014 e non ricorda di aver visto frasi odiose”.