La procura di Torino ha aperto ieri un’inchiesta sullo studio Mossack Fonseca, finalizzata a verificare se i suoi clienti italiani abbiano trasferito illegalmente somme di denaro all’estero. Il coinvolgimento della procura torinese è motivato dal fatto che gli inquirenti erano già impegnati su un caso correlato, quello di un medico delle Molinette di origine iraniana che si era rivolto proprio allo studio panamense per nascondere una parte dei soldi ottenuti dall’Inps e da altre assicurazioni a titolo di risarcimento per un’invalidità, poi rivelatasi falsa. A partire da questa piccola indagine, i magistrati di Torino coordinati dal procuratore aggiunto Perduca hanno deciso di aprire un’inchiesta incentrata sull’ipotesi di reato di riciclaggio. Le indagini saranno affidate alla Guardia di Finanza.
La stessa procura di Torino sta inoltre indagando su 12 consulenti della Hsbc sospettati di riciclaggio a seguito delle informazioni rivelate da Hervé Falciani. Lo studio Mossack Fonseca è coinvolto anche in questa indagine, venendo più volte citato come lo studio che aiutava i clienti della banca svizzera ad aggirare il pagamento dell’euroritenuta, la tassa indirizzata alle persone fisiche istituita nel 2005. Le due inchieste potrebbero dunque intersecarsi. Inoltre potrebbero spuntare ulteriori filoni di indagine approfonditi da altre procure. Ad esempio la procura di Milano ha manifestato interesse per le informazioni su un altro cliente di Mossack Fonseca, Giuseppe Nicosia, latitante e accusato, insieme a Marcello dell’Utri, di bancarotta.
Insomma le procure si stanno attivando per indagare sugli 800 italiani indicati nei Panama papers, ma con un occhio al calendario: tra prescrizioni, voluntary disclosure (collaborazione volontaria) e scudi fiscali il rischio di non concludere per tempo le indagini è concreto. Basti pensare che la prescrizione per addebiti tributari scatta dopo 4-5 anni da quando il fatto è stato commesso, eventualmente raddoppiabili a 8-10 anni.
Inoltre quanti si sono resi colpevoli di evasione fiscale e hanno trasferito capitali all’estero possono aver sfruttato delle opportunità connesse allo scudo fiscale o alla voluntary disclosure. Lo scudo fiscale –ter è un provvedimento approvato nel 2009 durante il governo Berlusconi. Si tratta di un condono generalizzato e totalmente anonimo per chi ha costituito o esportato capitali all’estero fino al 31 dicembre 2007. La voluntary disclosure, invece, è un provvedimento del 2015 che consente, dietro pagamento delle imposte dovute ma con un forte abbattimento delle sanzioni e beneficiando della non punibilità per reati tributari, di regolarizzare le attività detenute all’estero in violazione delle norme fiscali.
Va poi considerata un’ulteriore complicazione: la lista riportata dai Panama papers non costituisce di per sé elemento di prova, ma rappresenta un semplice elemento indiziario. I nomi andranno quindi analizzati individualmente ripercorrendo la complicata via seguita dal denaro così da collezionare una serie di prove di reato. Per quanti, tra i clienti italiani dello studio Mossack Fonseca, non potranno sottrarsi alle accuse beneficiando di prescrizione, voluntary disclosure o scudi fiscali, le possibili contestazioni penali sono quelle di false fatturazioni, omessa e infedele dichiarazione, riciclaggio.
LEGGI ANCHE: Panama Papers: decine di migliaia di nomi nella lista