Il processo d’invecchiamento potrebbe non essere più irreversibile come si è sempre pensato. Un team di ricercatori californiani è riuscito a riprogrammare le cellule di alcuni topi anziani facendole ringiovanire, allungando così la vita media dell’animale del 30% circa. Un primo test su cellule umane in provetta sembra confermare tali risultati, ma i ricercatori stessi hanno affermato che la sperimentazione umana non seguirà in tempi brevi. “Il nostro lavoro ha dato un risultato che non può essere ignorato – ha dichiarato il coordinatore del gruppo Juan Carlos Izpisua Belmonte, dell’Istituto Salk per gli Studi Biologici a La Jolla, in California – l’invecchiamento è un processo plastico, sul quale si può intervenire”.
Il team di ricerca ha basato l’esperimento sulla tecnica introdotta nel 2006 dal giapponese Shinya Yamanaka. L’uomo scoprì un cocktail di 4 geni (Oct-3/4, Sox2, c-Myc, e Klf4) per far tornare “bambine” le cellule adulte e renderle cellule staminali pluripotenti indotte, in grado quindi di seguire diverse direzioni nello sviluppo. Yamanaka aveva basato i suoi studi esclusivamente sulle cellule, immergendole nel cocktail per circa 3 settimane; Belmonte invece ha deciso di seguire una “scorciatoia” abbreviando a soli 4 giorni. L’obiettivo in questo secondo caso non è più l’inversione del processo d’invecchiamento, ma un ringiovanimento volto a garantire una buona salute e nessun effetto collaterale.
Il team, prima di concentrarsi appieno su come alterare l’invecchiamento cellulare, ha cercato un modo per eliminare i rischi connessi al processo, cioè la formazione di tumori. La soluzione è stata individuata nella somministrazione, oltre al cocktail, di un antibiotico ad ampio spettro. Dopo un primo tentativo sulle sole cellule, che ha dato ottimi risultati, i ricercatori sono passati alla sperimentazione su topi anziani vivi. In essi, sono stati iniettati sia il cocktail che l’antibiotico con il risultato di un miglioramento delle condizioni cardiache, del sistema vascolare, del pancreas e dei muscoli. In nessuno dei soggetti sono comparsi tumori e la loro vita si è allungata del 30%, ossia da una media di 18 a 24 mesi. Purtroppo, come Belmonte stesso ammette, “i topi non sono esseri umani e sappiamo che sarà molto più complesso ringiovanire una persona”.