BIRMANIA – L’esercito birmano, o meglio conosciuto con il nome di Myanmar in tutto il mondo, è stato accusato dalle Nazioni Unite di aver messo in atto una pulizia etnica e di aver così violato tutte le leggi a favore dei diritti umani.
Il governo del paese ha negato ogni accusa di abusi ai danni dei rohingya, minoranza etnica di fede musulmana, incluse uccisioni di massa e stupri di gruppo definendo le operazioni militari una campagna di counterinsurgency. Si sta ora esaminando la situazione, in quanto quasi 70mila rohingya hanno cercato rifugio nei pressi del confine con il Bangladesh.
“La situazione nel nord di Rakhine è stata stabilizzata. Le operazioni si sgombero compiute dai militari sono giunte al termine, il coprifuoco è stato alleggerito e rimangono solo le forze di polizia a mantenere la pace”, ha dichiarato il neo consigliere alla Sicurezza nazionale Thaung Tun mercoledì 15 febbraio 2017.
I Rohingya hanno origine molto discussa, alcuni infatti li ritengono indigeni dello stato di Rakhine in Birmania mentre altri sostengono che siano immigrati musulmani provenienti dal Bangladesh trasferiti in Birmania durante il periodo del dominio britannico.
A partire dal 2012 circa 800 000 Rohingya, il gruppo più grande, vivono in Birmania ma, secondo i rapporti delle Nazioni Unite, continuano ad essere una delle minoranze più perseguitate nel mondo. Molti, infatti, sono stati relegati in ghetti o sono fuggiti in campi profughi in Bangladesh e sulla zona di confine tra Thailandia e Birmania o si trovano in campi per sfollati perché le autorità hanno proibito loro di lasciarli.