Zara

Zara, i dipendenti mettono bigliettini di protesta negli indumenti

I dipendenti turchi di una società fornitrice di Zara hanno lasciato bigliettini di protesta all’interno dei vestiti in vendita. “Ho fatto questo capo che stai per comprare, ma non sono stato pagato per questo”. Ecco la denuncia dei lavoratori che non sono stati remunerati per il proprio lavoro. La vicenda è avvenuta a Istanbul ma ha rapidamente conquistato la rete, mettendo nuovamente in cattiva luce la multinazionale spagnola.

La fabbrica in questione è la Bravo Tekstil,che oltre che per Zara produceva per altre etichette di modo come Next e Mango, è stata chiusa nel luglio 2016 a seguito della scomparsa fraudolenta del proprietario. 55 dipendenti non hanno ricevuto la paga degli ultmi tre mesi e di altri arretrati dovuti. Un portavoce della Inditex, società madre di Zara ha dichiarato : “Questo proprietario ha preso tutti i soldi che le aziende di moda hanno pagato, senza però pagare i lavoratori che avevano già fatto i vestiti. Inditex, infatti, ha rispettato tutti i suoi obblighi contrattuali con la Bravo Tekstil”.

La Inditex nel 2016 ai propri azionisti la società ha proclamato di “impegnarsi a svolgere un ruolo di coscienza nella promozione dei diritti umani, lavorando in modo produttivo in questo settore. Evitando o mitigando le conseguenze negative sui diritti umani delle proprie attività”. La società aveva inoltre annunciato di voler creare un “fondo difficoltà” per i lavoratori non pagati, per le ferie non consumate e per i trattamenti di fine rapporto. Tuttavia di questo “fondo difficoltà” non c’è ancora traccia. Come ricorda la testata britannica Indipendet, Zara è  sempre stata al centro di numerose critiche, essendo stata accusata di aver sfruttato ragazzini e immigrati siriani. Le critiche alla catena spagnola sono state anche inerenti alle condizioni di lavoro lungo la sua catena di produzione, e ai danni ambientali che la società avrebbe creato.