Sono trascorsi ormai due mesi da quando il calcio italiano ha vissuto una delle pagine più buie della sua storia. Nel mese di novembre 2017, infatti, al termine del playoff di ritorno con la Svezia, la Nazionale italiana ha mancato l’accesso ai mondiali di calcio per la terza volta nella sua lunga e vincente storia.
Una clamorosa caduta che ha causato un vero e proprio terremoto dapprima sulla panchina azzurra (Ventura esonerato e al momento ancora senza un erede), e poi ai vertici della FIGC con le dimissioni dell’ormai ex presidente Carlo Tavecchio. In molti hanno sperato che potesse trattarsi solo di un brutto sogno che, una volta terminato, avrebbe ristabilito la “normalità” delle cose, con l’Italia pronta a presentarsi ai nastri di partenza di Russia 2018. Invece, purtroppo, non è così: la nostra selezione nazionale è davvero fuori dai giochi, estromessa per mano della Svezia, e bisogna farsene una ragione…oppure no?
In questo periodo sembra proprio che né il nostro movimento calcistico e nemmeno i tifosi riescano a rassegnarsi all’impossibilità di seguire le gare degli azzurri ai Mondiali di Russia 2018. Infatti basta un piccolo spiffero, un’indiscrezione lieve per accendere le speranze di un incredibile ripescaggio che ci porterebbe nella competizione internazionale a discapito della formazione di turno esclusa per motivi extra-calcistici. Dapprima si era parlato del Perù, poi addirittura della Spagna e, siccome “non c’è due senza tre”, negli ultimi giorni si è fatto il nome dell’Iran. Infatti da più parti si è vociferato che la Nazionale del Paese asiatico potrebbe essere estromessa dai prossimi campionati del mondo per presunte ingerenze del Governo di Teheran nell’allontanare dalla squadra uno dei suoi giocatori più rappresentativi, Masoud Shojaei. Il tam-tam su una probabile riammissione dell’Italia è ripartito in un battibaleno, ma inevitabilmente si tratterà dell’ennesima illusione perché, a meno che non vengano davvero fuori prove e documenti compromettenti e clamorosi, di certo la FIFA non allontanerà dal torneo una compagine solo per dei sospetti e indiscrezioni. E come ha detto il presidente Gianni Infantino, in merito alla Nazionale italiana: “La qualificazione bisogna conquistarla sul campo”.
Il caso che ha riacceso (inutilmente) le speranze di vedere l’Italia ai Mondiali di Russia 2018 vede coinvolto il centrocampista 33enne Masoud Shojaei, tra l’altro uno dei calciatori più talentuosi della formazione asiatica. Questi, dal mese di agosto, è stato letteralmente allontanato dalla squadra dal Commissario Tecnico Carlos Queiroz, e pare che le motivazioni non siano di natura tecnica. Infatti, stando ad una serie di indiscrezioni (non confermate, dunque impossibile che gli azzurri vengano riammessi), sarebbe stato proprio il Governo iraniano ad intimare all’allenatore di non convocare più Shojaei, macchiandosi dunque di una presunta ingerenza che, stando al regolamento FIFA, potrebbe portare all’esclusione dell’Iran dalla manifestazione calcistica internazionale, a tutto vantaggio di Buffon e compagni.
Il centrocampista dell’Iran è finito nell’occhio del ciclone perché sospettato addirittura di tradimento: questi, infatti, si sarebbe macchiato di aver giocato con la formazione greca del Panionios (anche se oggi milita per l’AEK Atene) contro una compagine israeliana, ovvero il Maccabi Tel Aviv in occasione dei preliminari di Europa League. Nella sfida di ritorno, siccome erano in palio soldi importanti derivanti dell’eventuale approdo nella competizione europea (fallito dalla formazione greca), Masoud Shojaei e il suo compagno di squadra-connazionale Hajisafi furono “costretti” a scendere in campo, commettendo quello che venne etichettato addirittura come un “sacrilegio”.
Dopo la gara Hajisafi chiese pubblicamente scusa per quanto accaduto, ottenendo l’immediato perdono da parte dell’Iran, mentre Shoajei, capitano della Nazionale iraniana, si rifiutò di seguire le orme del compagno, sostenendo che si trattasse di una situazione normalissima per un professionista. E così è stato escluso dai convocati da parte dell’allenatore Queiroz, e a nulla sono valsi i suoi appelli successivi affinché potesse rientrare in squadra. Sul centrocampista dell’AEK Atene, però, gravano altri due episodi che hanno scatenato un bel po’ di polemiche: nel 2009 sfoggiò un braccialetto verde in segno di protesta contro il Governo iraniano allora guidato da Mahmoud Ahmadinejad, mentre nel 2016 parlò apertamente di corruzione dilagante nel sistema calcio iraniano. Dunque tutti questi comportamenti poco apprezzati non solo dai cittadini, ma soprattutto dalle istituzioni dell’Iran, avrebbero spinto il mondo della politica a porre il veto sulla presenza dell’ormai ex capitano ai prossimi campionati del mondo. E sulla base di queste congetture e ipotesi è emersa l’ennesima illusione italiana di una probabile esclusione della Nazionale del Vicino Oriente da Russia 2018 quando, in realtà, l’unico che sta seriamente rischiando di non essere presente è proprio Masoud Shojaei.
Patrizia Gallina