Poco prima della consueta pausa didattica accade l’impensabile in una scuola primaria dell’entroterra pisana, l’istituto Cardelli. E’ qui che presta servizio una docente come maestra prevalente, ossia con un numero di ore di insegnamento settimanale maggiore rispetto agli altri colleghi con cui condivide le attività didattiche in aula. I genitori ritirano per protesta i figli da scuola prima dell’orario di fine delle lezioni. La ragione riguarda i troppi errori commessi dall’insegnante nella correzione dei compiti per casa.
Cascina Terme è il luogo del misfatto e, ad oggi, non è chiaro quali errori abbia commesso l’insegnante nella correzione degli elaborati dei propri discenti. L’unica certezza è l’onda lunga di protesta delle famiglie. Queste sin dall’inizio dell’anno scolastico, hanno manifestato la propria perplessità per l’operato della maestra. Questa aveva la titolarità in una classe terza della scuola primaria.
Persino il Sindaco del paese è intervenuto dopo che il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo. Messo letteralmente alle strette, non ha potuto fare altro che risolvere il problema affiancando l’azione della insegnante al lavoro più esperto di altre colleghe.
Maestra commette troppi errori, va perdonata?
L’episodio è uno dei tanti che si incastra come tassello nel mosaico di una scuola, quella italiana, che di certo non vive un momento felice, se si pensa alle difficoltà per il rinnovo contrattuale, alla legge 107 la cosiddetta “buona scuola”, che non matura i frutti sperati, con decreti attuativi che ancora devono trovare la loro piena applicazione. Basti pensare ai nuovi esami di stato conclusivi del I ciclo e dell II ciclo. Soprattutto, alla luce del “peso” che verrà data all’alternanza scuola-lavoro e agli esami dal 2018/2019 orfani del temuto “quizzone” o terza prova, annualmente predisposto dalla commissione di esami
Il buon precetto impone il perdono delle colpe, perché, se è vero che lo svarione grammaticale sfugge anche al ministro di Viale Trastevere, occorre fare ammenda delle troppe carenze dei nostri giovani e meno giovani. i quali stanno crescendo in una dimensione di scuola che non sa far di conto e non sa scrivere, ma progetta mobilità all’estero, quando, anche qui, le competenze linguistiche lasciano a bocca aperta.
Speriamo un una buona squola in attesa di un canale formativo dei nuovi docenti, come normato nel decreto legislativo n. 59 del 2017 attuativo di una parte della delega contenuta nella legge 107.