Ormai ci siamo: ad una settimana dai deludenti risultati delle elezioni politiche 2018, nel primo pomeriggio si riunirà la Direzione Nazionale del Partito Democratico che sancirà ufficialmente le dimissioni di Matteo Renzi e deciderà sul da farsi, in vista di quella che sarà la corsa alla segreteria del partito nei prossimi mesi. In queste ultime ore, l’ex Premier ha rilasciato un’interessante intervista al “Corriere della Sera”, nella quale ha ribadito che ormai la sua esperienza alla guida del PD si è realmente conclusa, e che sarà compito dell’assemblea indicare il nome del suo successore. Nel parlare del suo mandato, Renzi ha sottolineato come siano stati quattro anni certamente difficili ma comunque soddisfacenti, che hanno consentito all’Italia di uscire dalla crisi, e i cui risultati positivi verranno certamente sottolineati quando sarà terminata la “campagna di odio” emersa in questi ultimi mesi.
Per quanto riguarda i risultati del voto del 4 marzo e soprattutto il ruolo che il Partito Democratico dovrà avere in Parlamento, Matteo Renzi ha ribadito quanto dichiarato la settimana scorsa, ovvero che il PD non potrà mai appoggiare un Governo guidato dal Movimento 5 Stelle. Il segretario uscente, infatti, ha affermato che c’è troppa distanza tra queste due realtà politiche nei valori, nei concetti di lavoro e assistenzialismo e anche su tematiche importanti quali Europa, vaccini e giustizia, per poter anche solo immaginare un’eventuale alleanza. D’altronde, l’ex Presidente del Consiglio ha anche ricordato che il PD non potrebbe mai stringere un accordo con quelli che ha definito “estremisti”, ovvero pentastellati e Lega. Di conseguenza, secondo Renzi sarebbe il caso che proprio questi due partiti provassero ad unirsi per governare, aggiungendo un “se ci riescono” piuttosto eloquente. Il Partito Democratico, invece, rispettando la volontà dei cittadini sarà all’opposizione, e questo sarà anche il ruolo del segretario dimissionario, che ha smentito tutte le indiscrezioni che parlavano di un suo addio per fondare un nuovo partito.
Inevitabilmente, con la Direzione Nazionale ormai vicinissima all’apertura, si comincia a parlare di colui che dovrà essere eletto come successore di Matteo Renzi alla segreteria del PD. Dunque, inizia a circolare il più classico dei “toto-nomi” che fa riferimento soprattutto alle varie correnti interne al partito. Se Renzi è stato piuttosto categorico nel rigettare qualsiasi ipotesi di accordo con il Movimento 5 Stelle, c’è una fazione che invece vorrebbe aprire ai “grillini” e che sarebbe capeggiata da Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia. Invece vi è un’altra parte, guidata da Franceschini, Orlando e Gentiloni, che preferirebbe affidarsi ad un traghettatore come Martina (attuale vice-segretario), per riportare un pizzico d’ordine e di unità d’intenti in questa prima fase della nuova Legislatura, preparando così con maggiore serenità i prossimi appuntamenti come Congresso e Primarie.
Al momento, tra i papabili candidati per le Primarie, si fanno sempre più insistenti le voci che portano a Zingaretti, anche se è stato da pochissimo rieletto come Presidente della Regione Lazio. Alle sue spalle avanza la candidatura del neo-tesserato Calenda e anche di Delrio, due uomini che rappresenterebbero una soluzione di continuità rispetto alla “gestione-Renzi”. Sullo sfondo, da non sottovalutare l’ipotesi Michele Emiliano, soprattutto se il governatore pugliese dovesse riuscire ad ingrossare il fronte favorevole ad un accordo di governo con M5S.
Patrizia Gallina