Ridiscutere il decreto salva-italia del 2012 sui negozi aperti la domenica e i festivi, ha scaturito chiari schiarimenti e grandi discussioni. «Voglio dirvi una cosa su questo – ha detto Di Maio – io ho preso il treno in corsa. Ci sono tanti problemi da questo punto di vista: sulla precarietà non solo di chi lavora, ma anche dei datori di lavoro. Quindi dobbiamo cercare di seguire un filo conduttore che è quello di combattere la precarietà ed eliminare lo sfruttamento».
A sostenere le parole del Ministro del lavoro è la Confcommercio che afferma l’inutilità delle liberalizzazioni che, secondo Enrico Postacchini (membro della Giunta in politiche commerciali), non hanno portato né maggiore fatturato né un incremento occupazionale. Il fatturato si è semplicemente spalmato su più giorni nella settimana. Al contrario, l’associazione dei consumatori considera inopportuno affrontare l’argomento perché: «con tutti i problemi che abbiamo in Italia, è incredibile che si discuta ancora di togliere una norma di libertà che consente al commerciante di aprire quando vuole il suo negozio».
Più famiglia, meno negozi di domenica e nei giorni festivi
Negozi chiusi: numerosi i “si” espressi sul web: «chiudete tutto e fate vivere civilmente le persone» e ancora «piuttosto fatevi una passeggiata; i negozi devono restare chiusi». Per la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, «non esiste un diritto allo shopping. Va salvaguardata la volontarietà del lavoro domenicale e festivo. E’ importante tutelare la dignità nel lavoro». Una cosa è certa: il nostro Ministro del lavoro ha serie intenzioni di raggiungere il suo obiettivo, seguito da gran parte dei cittadini. Sembrerebbe che gli italiani abbiano bisogno della domenica tradizionale da dedicare completamente al relax e alla famiglia. Dopo tutto, c’è chi afferma che il mondo sia stato creato in sei giorni, il settimo di riposo, no?