Il calcio tedesco non sta attraversando un periodo felice. Dopo la precoce e clamorosa eliminazione dai Mondiali di Russia 2018 al girone iniziale, inevitabilmente sono piovute critiche non solo sul CT Low ma anche sui calciatori, e tra coloro che sono particolarmente finiti nel mirino c’è Mesut Ozil che, proprio in queste ore, ha annunciato il suo addio polemico alla nazionale della Germania.
Il giocatore dell’Arsenal era già stato attaccato prima di partire con la squadra per la Russia, dopo aver pubblicato una fotografia che lo ritraeva accanto al premier turco Erdogan. Dopo la deludente performance dei tedeschi al campionato del mondo, la situazione è andata a peggiorare ulteriormente, con Ozil che si è ritrovato al centro di attacchi e accuse che hanno nuovamente chiamato in causa quello scatto. E così, in queste ultime ore, il trequartista ha comunicato ufficialmente che non indosserà più la maglia della Germania, dando una lunga spiegazione su Twitter, dove ha pubblicato ben tre post per spiegare le sue ragioni.
Innanzitutto, Ozil ha voluto sottolineare che dietro la fotografia con Erdogan non si nascondeva alcun risvolto politico, né propagandistico. Il campione del mondo 2014, infatti, ha ricordato di avere origini turche e che la madre, durante la sua infanzia, gli ha sempre insegnato a rispettare il Paese dal quale è venuto, un valore che ha mantenuto intatto anche oggi, alla soglia dei trent’anni. Tornando sullo scatto con il leader turco, il centrocampista ha rispedito al mittente tutte le accuse di propaganda politica, dicendo che si è trattato solo di una forma di rispetto verso il maggior rappresentante del Paese della sua famiglia, con il quale si è limitato a parlare di calcio.
Proseguendo nel suo intervento su Twitter, il calciatore dell’Arsenal non ha nascosto di aver sofferto le pesanti polemiche che l’hanno accompagnato prima e durante il mondiale in Russia, quando in Germania era stata lanciata addirittura una petizione per fare in modo che né Ozil, né Gundogan (entrambi di origini turche) facessero parte della squadra allenata da Low. Inoltre, il trequartista che milita in Premier League è stato anche accompagnato da sonori fischi durante le amichevoli della Nazionale tedesca. Poi sono arrivate delle prestazioni al di sotto delle aspettative al campionato del mondo, e inevitabilmente le critiche sono aumentate. Il giocatore, però, ha rivelato che per lui le rimostranze non sono un problema, anzi, lo aiutano a crescere e a migliorare. L’aspetto “inaccettabile” della vicenda, semmai, è legato agli attacchi personali giunti anche dalla stampa tedesca, che ha puntato il dito contro le doppie origini del calciatore, giudicando addirittura la foto con Erdogan come uno dei principali motivi della disfatta della Nazionale teutonica in terra russa. E proprio quest’atteggiamento ha indignato il centrocampista 29enne, il quale ha anche parlato di due metri di giudizio differenti quando ha ricordato che, invece, in occasione dell’incontro di Matthaus con Putin “non gli è stato detto niente”.
Dopo quest’ampio preambolo, e sottolineando anche i difficili rapporti attualmente in essere con la Federazione tedesca, in particolare con il presidente Reinhardt Grindel, Mesut Ozil ha annunciato ufficialmente il suo addio alla maglia della Germania. In realtà, anche se dalle sue parole è emersa una certa decisione, il campione del mondo ha lasciato aperto un piccolo spiraglio ad un eventuale ripensamento, evidenziando come la sua rinuncia alla Nazionale andrà avanti almeno fino a quando continuerà a persistere “questo senso di razzismo e questa mancanza di rispetto”. A causa di queste difficili condizioni ambientali, infatti, il centrocampista dei “Gunners” avrebbe perso l’entusiasmo e la felicità provate in passato quando ha indossato la casacca della compagine tedesca.
Infine, nelle battute conclusive del suo comunicato, Ozil non ha risparmiato un ulteriore attacco alla Federazione del suo Paese che: “ha offeso le mie radici turche, usandomi egoisticamente come mezzo per la loro propaganda. Il razzismo non deve mai essere accettato”.
Patrizia Gallina