Marco Minniti non si presenterà alle Primarie del PD.

Primarie PD, Minniti ritira la candidatura: renziani spiazzati

Marco Minniti alla fine ci ha ripensato e ha fatto un passo indietro, ritirando la sua candidatura alla segreteria del Partito Democratico in vista delle primarie. È stata una decisione ben ponderata, giunta al termine di una serie di incontri soprattutto con coloro che si erano dichiarati disposti a sostenerlo e a seguirlo in questa nuova esperienza politica.

La motivazione principale che avrebbe spinto l’ex ministro dell’Interno a gettare la spugna sarebbe legata al rischio concreto di fare un buco nell’acqua com’è accaduto in passato a Orlando e Cuperlo, aggiudicandosi una modesta percentuale del 20%. Nella giornata di ieri, 5 dicembre, Minniti si sarebbe incontrato con i suoi “alleati” Lorenzo Guerini e Luca Lotti che avrebbero provato a convincerlo della bontà della sua scelta di correre alle primarie del PD, mentre in un secondo momento alcuni esponenti dei renziani avrebbero stilato un documento per garantire il loro pieno appoggio al candidato calabrese. Questi, però, alla fine ha scelto comunque di farsi da parte, con una decisione che sarebbe un chiaro segnale di una profonda rottura con Matteo Renzi.

L’annuncio ufficiale è giunto in poche ore anche per replicare ad una sorta di ultimatum lanciato da Antonello Giacomelli, il quale aveva dichiarato che, se non si fossero verificati “fatti espliciti e conclusivi”, dal giorno successivo, nel rispetto di tutti e del PD, si sarebbe passati a ragionare su “un nuovo assetto del congresso”. E così Minniti, uomo dal carattere piuttosto concreto e schietto, non si è fatto pregare e ha reso nota la sua presa di posizione.

Il ritiro di Marco Minniti dalle primarie del PD ha spiazzato e sorpreso l’area renziana del partito, chiamata ora a confrontarsi su un nome nuovo da proporre per la segreteria entro il 12 dicembre, termine ultimo per avanzare delle candidature ufficiali. L’obiettivo principale è quello di trovare una figura forte che possa contrastare l’avanzata di Nicola Zingaretti. Al momento, in lizza ci sarebbero Teresa Bellanova (scartata da Minniti per un probabile ruolo da vicesegretaria del PD), oppure l’ex “franceschiniano” Ettore Rosato, che da poco ha sposato la causa dei renziani. Attenzione anche a Lorenzo Guerini, che in questi anni ha lavorato molto bene come “uomo ombra” di Renzi, gestendo tutte le questioni interne e spinose di cui l’ex premier non poteva occuparsi per mancanza di tempo. La sorpresa però potrebbe nascondersi dietro l’angolo, con i renziani che, in mancanza di un accordo, potrebbero clamorosamente rinunciare a proporre un candidato per la segreteria del Partito Democratico, lasciando spazio ad altre correnti interne.

Intanto Matteo Renzi non si dimostra affatto turbato né preoccupato per il dietrofront di Marco Minniti. L’ex Presidente del Consiglio, infatti, attualmente a Bruxelles per incontrare le istituzioni locali e diverse famiglie europee, ha fatto sapere ancora una volta che in questo momento per lui il Congresso del PD non è una priorità, comunicando ai suoi fedelissimi di non lasciarsi condizionare dai suoi impegni e di proseguire per la loro strada. Inevitabilmente, questo apparente distacco del politico fiorentino sta finendo per alimentare le voci su un suo probabile addio al PD.

Sulla questione si è espresso anche Maurizio Martina, il quale ritiene che se Matteo Renzi dovesse andar via, arrecherebbe fondamentalmente un danno a tutto il Partito Democratico. L’ex ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali ha preso parte ad un evento in un circolo romano del PD insieme al suo vice-candidato Matteo Richetti, nel corso del quale ha illustrato le sue proposte per cambiare e rinnovare lo Statuto. Indubbiamente il ritiro di Marco Minniti dalla corsa alla segreteria potrebbe favorire proprio Martina, portando nuovi consensi, infatti dai sondaggi pare che l’ex segretario stia scalando posizioni, forte anche del recente appoggio ottenuto da alcuni ex renziani di lusso quali Graziano Delrio, Debora Serracchiani, Luca Rizzo Nervo, Tommaso Nannicini e Angelo Rughetti.

Anche la figura di Richetti potrebbe giocare un ruolo determinante nell’ascesa di Martina, facendo da garante per tutti quei militanti che starebbero manifestando dei dubbi nel sostenere Maurizio Martina, la cui storia politica sarebbe piuttosto lontana da loro (come quella di Matteo Orfini), anche se si tratta di esponenti del PD che, delusi dall’atteggiamento di Renzi, avrebbero deciso di correre autonomamente per proporre e concretizzare le loro idee e strategie politiche.

Patrizia Gallina