Il riscaldamento globale sta facendo sentire pesantemente i suoi effetti anche sull’Italia, andando a rivoluzionare sensibilmente il clima lungo la penisola durante il periodo autunnale-invernale che ormai sta per lasciare il posto alla primavera. Le prime anomalie sono emerse a ottobre, quando gli esperti hanno registrato una percentuale di precipitazioni dell’80% al di sopra della media stagionale, mentre a marzo il dato è crollato al 40% con una temperatura media più alta di 1,4 gradi.
Questa situazione ha modificato – e non di poco – le caratteristiche del territorio italiano, con il Nord in preda alla siccità che presenta terreni aridi, e il Sud che invece può contare su delle riserve idriche abbondanti e superiori rispetto ai tradizionali livelli stagionali. Inoltre è significativo come durante i mesi invernali sulle Alpi sia soffiato soprattutto il foehn, un vento notoriamente asciutto e caldo, mentre la confinante Austria è stata travolta da bufere di neve. Intanto nel meridione si sono accentuati fenomeni atmosferici atipici quali piogge abbondanti e forti nevicate.
Questi stravolgimenti del clima sono inevitabilmente legati al sempre più preoccupante fenomeno del riscaldamento globale, e proprio per chiedere degli interventi concreti ai Paesi di tutto il mondo, venerdì 15 marzo si terranno una serie di manifestazioni lungo il pianeta. Come riporta Repubblica, il meteorologo Carlo Cacciamani ha definito “schizofrenico” questo repentino mutamento del clima, ricordando che mentre tra ottobre e novembre si sono susseguiti eventi alquanto disastrosi come alluvioni, piogge incontrollate e venti sferzanti, invece in inverno i temporali e la neve sono pressoché spariti.
Del resto, se guardiamo alle nostre risorse idriche, attualmente tutti i laghi dell’Italia settentrionale (fatta eccezione per il lago di Garda) non se la passano affatto bene, essendo nettamente al di sotto dei livelli previsti, mentre anche la portata del fiume Po è in continuo calo. A Piacenza, ad esempio, è stata registrata una media di 477 metri cubi al secondo, con una media di 900 per la stagione invernale e il minimo storico che ha toccato quota 375 metri cubi.
La Coldiretti, intanto, sta mettendo in guardia sui danni che questo capovolgimento climatico sta avendo e rischia di avere per l’agricoltura italiana. Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni) ha spiegato perché ad oggi la situazione d’emergenza riguarda in particolare l’Italia settentrionale. Se è vero che al Sud durante l’inverno è caduta una copiosa quantità di pioggia e neve, è pur vero che, grazie a quanto fatto negli anni ’50 con l’ausilio della Cassa del Mezzogiorno, ci sono degli invasi artificiali molto più ampi e capienti. Quest’intervento non venne praticato al Nord perché in quel periodo la siccità era un fenomeno praticamente sconosciuto in quest’area. E siccome la situazione si è incredibilmente ribaltata per il riscaldamento globale, Vincenzi ritiene che sia necessario avviare “un piano per gli invasi anche lì”.
L’assenza di adeguate piogge nel settentrione sta facendo appassire diverse coltivazioni, con ingenti danni per gli agricoltori. Inoltre, come ha spiegato Michele Freppaz, docente di nivologia presso l’Università di Torino, anche la mancanza della neve potrebbe causare dei problemi perché, quando cade, tende a catturare diverse sostanze chimiche presenti nell’atmosfera. Queste vengono trattenute durante i mesi invernali, e prontamente rilasciate con l’arrivo della primavera e dei primi caldi, favorendo così la fertilità dei terreni. Tuttavia, siccome quest’anno le precipitazioni nevose intense si sono verificate solo al di sopra dei 2mila metri, il suolo risulterà più povero di nutrienti. Il professor Freppaz ha anche aggiunto che se con la stagione primaverile dovessero arrivare delle piogge, probabilmente la situazione potrebbe migliorare.
Sull’argomento Repubblica ha nuovamente chiesto il parere del meteorologo Cacciamani, il quale non solo ha affermato che per metà marzo non si prevedono piogge, ma ha anche sottolineato che, qualora arrivassero, si dovrebbe trattare di precipitazioni “buone”, consistenti nella caduta per alcune settimane di pochi millimetri al giorno. Invece, se dovessero verificarsi bombe d’acqua come quella che ha messo in ginocchio l’Italia ad ottobre, con 300 millimetri di pioggia in appena tre ore, la violenza dell’impatto con il suolo non porterebbe alcun giovamento alle colture. Insomma, un’Italia profondamente stravolta nel clima dal riscaldamento globale: il 15 marzo si spera che i governi di tutto il mondo, di fronte ad una richiesta d’intervento proveniente da ogni parte della Terra, decidano realmente di mettersi d’accordo e di avviare una serie di misure concrete per salvare il pianeta e noi stessi.
Patrizia Gallina