Condannato all’ergastolo Gabriel Robert Marincat, romeno di 26 anni per l’omicidio di Sharon Barni, una bambina di soli 18 mesi, figlia della compagna, uccisa di botte e seviziata l’11 gennaio scorso a Cabiate (Como), nell’appartamento della donna.
La Corte d’Assise di Como, inoltre, ha condannato l’imputato a risarcire il danno, fissando la cifra a 200 mila euro in favore della mamma della bambina, e di 50 mila euro al padre.
La pm, Antonia Pavan, fin dall’inizio ha richiesto l’ergastolo per l’uomo.
L’avvocato della difesa, dopo la sentenza, ha detto: “Non è il tempo del perdono. È il tempo di provare a ripartire anche se non sarà facile“.
Marincat, inizialmente, aveva attribuito le lesioni della bambina a un evento accidentale, ma gli accertamenti medici avevano rilevato le percosse e le sevizie.
Sharon Barni: il giorno della tragedia
La tragedia si è consumata l’11 gennaio 2021.
Quel giorno, l’uomo si trovava in casa da solo con la bambina mentre la compagna era al lavoro.
Inizialmente Gabriel aveva allertato i soccorsi, dicendo che la piccola non respirava più dopo che la stufa le era caduta addosso mentre giocava: nei primi attimi si pensava ad un incidente domestico.
Poco dopo, però, è stata raccontata la verità.
Prima abusata ripetutamente e poi uccisa, in un modo definito dal giudice per le indagini preliminari “di assoluto orrore“.
Il 26enne ha confessato tutto in un primo momento davanti al pubblico ministero lo scorso maggio e poi anche davanti al giudice durante il processo a porte chiuse.
Con le sue parole non ha mai cercato di giustificare la sua condotta: “Ero nervoso“, si è limitato a dire.
La lettera della madre alla figlia
Silvia Barni, mamma della bambina, dopo la tragedia ha scritto una lettera diffusa tramite i legali: “Come me ti fidavi e come me sei stata tradita… quel maledetto pomeriggio dell’11 gennaio, ho chiamato tante volte e sono stata ingannata“.
“Dammi la forza di non arrendermi. Stammi accanto ora che ho perso ogni certezza. Ti ho avuta che eroancora ragazza e hai subito illuminato la mia vita. Ti ho custodita tra le mie braccia e cullandoti mi immaginavo un futuro dove saremmo cresciute insieme, io mamma e tu figlia“, conclude la donna.