Coronavirus

Coronavirus, nuovo studio: “Può ridurre la materia grigia del cervello”

Sulla rivista specializzata Nature, lunedì il Dipartimento di Neuroscienze cliniche dell’Università di Oxford ha pubblicato un nuovo studio.
Si tratta di un’attenta analisi su come il Coronavirus possa avere un impatto fortemente deleterio sul cervello, misurabile in perdita di materia grigia e danni ai tessuti.

Coronavirus: il nuovo studio

La ricerca ha permesso di eseguire scansioni al cervello, su diverse persone, in un periodo antecedente il contagio da Coronavirus e alcuni mesi dopo il contagio.
La UK Biobank – un archivio di prove cliniche provenienti da mezzo milione di persone in Gran Bretagna – ha racconto i dati di 785 soggetti.
Tra le due scansioni, 401 partecipanti sono risultati positivi al virus, infettati tra marzo 2020 e aprile 2021. Gli altri 384 hanno formato il gruppo di controllo perché non erano stati infettati, ma avevano caratteristiche simili ai soggetti del primo gruppo.
La seconda scansione è avvenuta quattro mesi e mezzo dopo il Covid.
I partecipanti hanno perso più materia grigia (in diverse regioni del cervello) dei partecipanti non colpiti da Covid.
Hanno anche perso più volume cerebrale in generale e hanno mostrato più danni ai tessuti in alcune aree.

Le cause non sono chiare

Gli autori hanno parlato di infiammazione e di privazione sensoriale per la possibile perdita del senso dell’olfatto.
Queste, in realtà, sono solo ipotesi, dato che una limitazione significativa allo studio è che i ricercatori non avevano informazioni sui sintomi da Covid nelle persone prese in esame.
Inoltre, non è chiaro quali siano davvero le implicazioni dei cambiamenti nel volume di materia grigia e non ci sono correlazioni causa-effetto con danni permanenti o disfunzioni di memoria.
I danni riscontrati erano localizzati per lo più su neuroni olfattivi: altre regioni non hanno mostrato alcuna alterazione a livello funzionale.

Ciò che sappiamo del post-Covid

Quello che sappiamo con certezza è che il Coronavirus non è un’influenza ma una malattia multisistemica che può danneggiare varie parti del corpo.
Un sondaggio pubblicato dai Centers for Disease Control and Prevention Usa (CDC) nel 2021 ha rilevato che quasi due terzi degli americani risultati positivi hanno riportato almeno un sintomo a lungo termine più di quattro mesi l’infezione.
Il 55,5% includeva “disfunzioni cognitive”, come difficoltà di concentrazione o perdita di memoria.
Tante le documentazioni sulle complicazioni neurologiche: ridotta concentrazione, mal di testa, disturbi sensoriali, depressione e persino psicosi.