Pavia – Sono passati ben sette anni, ma è una ferita ancora aperta e sanguinante per la famiglia Poggi. Sette anni fa, alla loro Chiara è stata strappata via la vita, in un modo cruento ed impietoso. Chiara Poggi, 26 anni e grandi occhi azzurri, è stata uccisa nella sua casa, nel luogo dove ogni persona dovrebbe sentirsi al sicuro, protetta. Era il 13 agosto 2007 quando il cadavere della giovane, cranio fracassato e corpo dilaniato da ripetuti colpi inferti con un’ arma appuntita, venne ritrovato proprio dal fidanzato di Chiara, quell’ Alberto Stasi che è stato, sin da subito, il sospettato numero uno del delitto.
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IL GIALLO DEI PEDALI. Se a commettere l’ omicidio della giovane Chiara Poggi fosse realmente stato il suo ragazzo di allora, la vicenda di Garlasco assumerebbe dei contorni ancora più sadici. Come può un ragazzo acqua e sapone, innamorato alla follia della sua compagna da ben 5 anni, compiere un delitto così atroce ed avere, oltretutto, il sangue freddo per telefonare il 118 appena effettuata la macabra scoperta? Le prove fisiche a casa Poggi, però, sosterrebbero appieno la tesi dell’ accusa. Gli inquirenti hanno sempre chiesto all’ unico indagato come abbia fatto a non macchiare i propri abiti, pur essendo entrato in una scena del crimine ricoperta dal sangue della ragazza. Tanti dubbi, troppi anche per la giustizia ordinaria, che ha dapprima assolto Stasi e poi ci ha ripensato, riaprendo le indagini su richiesta della famiglia Poggi.
C’è poi il giallo della bicicletta di Alberto, prova mai ritenuta significativa, nonostante il ragazzo abbia raggiunto casa di Chiara Poggi proprio in sella a quel mezzo. Gli investigatori hanno deciso di vederci chiaro, scoprendo una insolita incompatibilità tra le varie componenti della bicicletta di Stasi. Le dettagliate analisi sul mezzo hanno rivelato un indizio alquanto sconcertante, che potrebbe gettare nuova luce sull’ omicidio di Chiara. Stando alle ultime prove raccolte, avvalorate anche da alcune, decisive testimonianze, Alberto Stasi avrebbe cambiato i pedali della propria bicicletta. I pedali, originariamente di colore nero, sarebbero stati sostituiti dal ragazzo con un paio bordeaux, provenienti da un’ altra bici, sempre in possesso degli Stasi. Perchè Alberto avrebbe dovuto optare per una sostituzione dei pedali? Gli inquirenti sembrano non avere dubbi: sulle parti originali del mezzo potrebbero esserci tracce del sangue di Chiara, la prova tangibile della colpevolezza di Alberto.
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LA DIFESA: “NON REPLICHIAMO”. Mentre i legali difensori di Alberto Stasi fanno sapere che risponderanno nelle sedi opportune a questa – forse – decisiva svolta nelle indagini, Giuseppe e Rita Poggi, i genitori di Chiara, hanno fatto sapere di aver denunciato l’ ex Maresciallo dei Carabinieri Francesco Marchetto per falsa testimonianza. Fu proprio Marchetto, nel lontano 2007, a scegliere di non sequestrare la bicicletta nel garage degli Stasi, sostenendo che “Non corrispondeva alla descrizione della testimone” ovvero la signora Franca Bermani.
La donna aveva parlato di una bici “nera da donna con portapacchi posteriore”, parcheggiata davanti casa Poggi proprio nel lasso di tempo in cui l’ assassino avrebbe ucciso Chiara. L’ ex militare avrebbe mentito spudoratamente agli inquirenti, impedendo così di acquisire delle prove importanti a fare luce sul mistero di Garlasco. Incompetenza, leggerezza o malafede? La bici di Alberto intanto entra oggi, per la prima volta in sette anni, nel registro delle prove utili a risolvere uno dei casi di cronaca nera più complessi degli ultimi anni.