Dagli Stati Uniti, dove Matteo Renzi si è recato per discutere dell’emergenza ambientale mondiale e per confrontarsi con Obama sulle delicate questioni di Ucraina e Isis, il premier lancia messaggi forti e chiari sulla riforma del lavoro. La stoccata tocca direttamente la minoranza del Partito Democratico ed i sindacati: “non è questo il tempo dei compromessi”. Le pesanti dichiarazioni del Presidente del Consiglio arrivano solo qualche ora dopo l’apertura di Susanna Camusso, segretario della Cgil, alla revisione dell’Articolo 18: lo scontro è totale.
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“NESSUN COMPROMESSO” – “Il mio impegno è chiaro: realizzare le riforme indipendentemente dalle reazioni. La riforma del mercato del lavoro in Italia è una priorità e se i sindacati sono contro per me questo non è un problema”: queste le parole pronunciate da Matteo Renzi in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal. Il premier italiano non si smuove dalla sua posizione e a Bloomberg tv dichiara: “”Rispetto tutte le idee, anche quelle dei sindacati. Compromesso non è una brutta parola, possiamo raggiungere un compromesso se necessario. Ma in questo caso il compromesso non è la strada. Dobbiamo assolutamente investire in un nuovo mercato del lavoro”.
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L’APERTURA DEI SINDACATI – Durante la trasmissione di Porta a porta di ieri sera, il segretario della Cgil Susanna Camusso si era detta disponibile ad un confronto con il governo sulla riforma del lavoro. In particolare, il centro del dibattito è stato prepotentemente occupato dal diritto di reintegra, previsto dall’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e messo in discussione dal Jobs Act di Matteo Renzi. Nel nuovo contratto a tutele crescenti, infatti, non varrebbe l’articolo 18 e la reintegra di un lavoratore illegittimamente licenziato sarebbe sostituita da un’indennità pagata dalle imprese e una pagata dallo Stato (l’Aspi).
Se per la Camusso e tutti i sindacati cancellare totalmente l’Articolo 18 contribuirebbe a rendere il lavoro “più servile”, dall’altro lato apre alla possibilità di discutere il numero degli anni in cui lasciarlo sospeso. Insomma, per facilitare l’accesso dei giovani al mercato del lavoro questi verrebbero assunti con un contratto a tutele crescenti, senza la protezione dell’articolo 18 e del diritto di reintegra. Dopo un certo periodo di tempo (ed è proprio qui che la Cgil è disposta ad aprire un confronto) ritornerebbe in vigore l’articolo 18, tutelando i lavoratori con la reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo.
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“Capisco che ci sia una stagione in cui l’articolo 18 non vale, ma è necessario che sia transitoria perché tre anni e sette anni non sono la stessa cosa”. Susanna Camusso sottolinea anche il fatto che “dopo questo periodo di tempo, tutti devono avere una tutela piena”. Rappresentata, appunto, dall’articolo 18. Se da un lato è indispensabile dare un’accelerata alle riforme, dall’altro democrazia vuole che sulle riforme ci si confronti, senza alcuna imposizione dall’alto. Pertanto, la spinta di Renzi dovrà essere capace di trovare il giusto equilibrio anche con i sindacati: correre, ma non troppo. Soprattutto su temi delicati come la riforma del lavoro, affinchè l’obiettivo sia sempre quello di una piena protezione del lavoratore.