Questa volta a dichiarare la cyberwar contro l’Isis non sono gli Anonymous, ma gli Stati Uniti. Sembrerebbe essere in vista una grande svolta contro la propaganda militante ed estremista del Califfato, il quale attraverso Internet recluta nuove leve da tutto il mondo. Messaggi convincenti, ordini dei generali, pagamenti ai combattenti: cosa accadrebbe se l’intero sistema crollasse? Sicuramente sarebbe un ostacolo all’intero sistema che al momento poggia in gran parte sui social. La notizia è stata rilanciata dal Newyork Times a seguito di qualche voce precedente diffusa nei giorni scorsi in siti meno noti.
Del resto, è una delle tante misure che Barack Obama vuole adottare e che ha oggi discusso ad Hannover assieme ai leader di Gran Bretagna, Italia, Francia e Germania.
Lo strumento che coordinerà la cyberwar sarà naturalmente il Cyber Command, che affianca militarmente, ormai da sei anni, la National Security Agency (NSA). I soldati dovranno studiare i messaggi provenienti dai militanti e imitarli, in modo tale da diffondere false informazioni, attaccare i sistemi bancari degli jihadisti, impedire in qualsiasi modo la comunicazione tra generali e sottoposti ancora sparsi per il mondo, in modo tale da rendere insicura e paranoica la rete. La nota NSA teme fin dall’inizio una possibile ritorsione per la cyberwar e per questo si è deciso di affidare l’incarico a questo nuovo organo. “Lasceremo cadere cyberbombs, non l’abbiamo mai fatto prima“, questa è la dichiarazione del vice segretario alla difesa Usa, Robert O. Work. Una bomba che si spera abbia effetti positivi e non catastrofici.