La Cei (Conferenza episcopale italiana) ha reso noto le “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”, le quali chiariscono che “i vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragioni del proprio ministero” così come stabilito da codice di procedura penale e dal concordato lateranense. “Nell’ordinamento italiano il vescovo” – si sottolinea ancora nelle linee guida – non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale, nè di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico – salvo il dovere morale di contribuire al bene comune – di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti”.
Viene da chiedersi dove sia l’opera riformatrice di papa Francesco considerato da osservatori poco attenti un personaggio rivoluzionario. A parte i suoi comportamenti “spot” nell’atteggiamento del Vaticano contro la pedofilia da parte di esponenti della Chiesa niente è cambiato ed è questo uno dei temi che, più di altri, ha messo a dura prova la fede di milioni di cattolici nel mondo. Un atto rivoluzionario sarebbe stato l’imposizione di un obbligo perentorio di denuncia ai vescovi di tutti gli abusi sessuali eventualemente commessi da persone appartenenti alla Chiesa Cattolica, la quale ha, sul punto, una sensibilità diversa, contraria a tutto quello che è il succo del messaggio del vangelo.