“Non c’è tempo da perdere”: è questo il mantra di Matteo Renzi, il quale sente il bisogno di portare a casa qualcosa di concreto per evitare di essere annoverato tra i politici parolai, i quali, da decenni, dicono che è necessario fare le riforme, ma in realtà, a parte sistemare i loro affari e quelli dei loro amici, niente hanno fatto sul punto.
Renzi sulla riforma elettorale dice di velocizzare i tempi, offrendo “diversi modelli alle forze politiche che siedono insieme a noi in Parlamento”, ossia legge elettorale spagnola; della legge Mattarella rivisitata; e del doppio turno di coalizione dei sindaci, al fine “di avere più variabili su cui lavorare per arrivare ad un accordo nel più breve tempo possibile”.
Il problema di Renzi è quello di farsi sentire, vedere perché la gente lo consideri espressione del nuovo, ma, se non si va ad elezioni al più presto rischia di perdersi nelle nebbie del parlamento e diventare facile bersaglio di Beppe Grillo e delle altre forze di opposizione, da qui la necessità, per lui, di dettare i punti dell’agenda del governo, con quale efficacia saranno le prossime settimane a rivelarlo.
In realtà, fino a questo momento, a parte molte interviste, proclami, articoli di giornale Il nuovo che Renzi dice di rappresentare non si è visto, né nell’azione di governo, né nelle proposte del suo partito. E’ ancora presto si dirà, ma chi ben comincia è a metà dell’opera e Renzi, fino a questo momento, non ha iniziato proprio niente.