Matteo Renzi ha partorito il Documento economia e finanza (Def) il principale strumento economico e finanziario del governo; si tratta di un documento programmatico e come tale le sue previsioni non hanno forza di legge, ma rappresenta una bussola per aiutare il governo a percorrere il tragitto che si è prefisso. Dall’analisi del suo contenuto si intravede la forte volontà di segnare una discontinuità con il passato, in particolare sul piano del taglio alle spese improduttive e sono presenti delle norme che, oggettivamente, si propongono di rilanciare l’economia, anche se poi non è detto che ci riescano: più degli 80 euro in busta paga, in questo senso è da intendersi il pagamento dei crediti arretrati della Pubblica Amministrazione, misura che, davvero, potrebbe segnare il punto di svolta. Renzi deve dimostrare di resistere alle varie corporazioni e incidere sugli sprechi di risorse pubbliche, sperando anche in una congiuntura più favorevole, che gli consenta di incidere sul carico fiscale che strangola la vita economica del Paese, senza dimenticare di combattere le mafie e l’evasione fiscale, cancri che spolpano in Sistema Paese.
LE MISURE DEL DEF
Il Def prevede un calo delle tasse che porti ad una cifra di circa 80 euro in più in busta paga ai lavoratori intorno ad un reddito di 23.000. Da maggio a dicembre la misura costa 6,6-6,7 miliardi. 10 miliardi l’anno a partire del 2015. Il governo intende innalzare dal 12% al 24-26% l’imposta sulle quote di via Nazionale detenute dalle banche. Per le aziende il governo intende intervenire sull’Irap: l’imposta regionale sulle attività produttive. La sforbiciata sarebbe del 10% annuo quindi partendo nel 2014 a circa metà anno sarebbe la metà. I poco più di 2 miliardi che costa il taglio all’Irap arriva dall’aumento delle rendite finanziarie. Con un’aliquota che passa dal 20 al 26%.. Manager (ma anche dirigenti) pubblici a rischio. Si punta ad inserire un tetto ai loro stipendi: non potranno prendere più del presidente della Corte di Cassazione (poco più di 300.000 euro l’anno). Ma si potrebbe scendere anche più giù: 239mila euro che è quanto viene riconosciuto al Capo dello Stato. Le amministrazioni pubbliche dovranno garantire risparmi per circa 800 milioni. Insomma bisogna tagliare la spesa “improduttiva” e aumentare i servizi. Taglio degli enti inutili, primo fra tutti il Cnel. Oltre alla riforma del Senato il governo studia come ridurre le spese delle principali istituzioni: Palazzo Madama, Camera e Quirinale in testa. E anche se via via i tagli ci sono stati rimarrebbe un margine di circa 700 milioni ancora da risparmiare. Si punta a tagliare gli stipendi ai diplomatici e risparmi per 10 miliardi dovrebbero arrivare dalla Sanità. Sono previsti tagli alla difesa e un riordino degli incentivi alle imprese e delle camere di commercio. Dalle privatizzazioni si prevede di ricavare 12 miliardi Il percorso è già avviato per Poste, Enav e Fincantieri. Ma potrebbe coinvolgere molto di più. A partire dalle quotate. Dall’anno prossimo altrettanto dovrebbe andare a coprire il calo del debito pubblico. Si punta ad accelerare il pagamento dei debiti ed a introdurre un meccanismo per evitare che il debito nei confronti delle aziende si riformi. Dai loro pagamenti lo Stato incasserà un miliardo in più di Iva