Mozzarella di bufala, “rischio sanità”: latte estero, contatti all’Asl

MOZZARELLA

Caserta – Sulla produzione di mozzarella di bufala i campani non hanno ancora imparato la lezione: al caseificio Cantile del casertano sono state costrette ai domiciliari 13 persone, responsabili di aver prodotto e venduto merce scadente. Nello specifico, non solo nell’azienda si utilizzava come materia prima latte vaccino misto a latte di bufala d’importazione estera, ma i titolari avrebbero messo in piedi un’organizzazione perfetta per passare i controlli igienico-sanitari.

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Infatti, i membri dell’azienda avevano contatti con qualcuno tra il personale dell’Asl competente: fonti che avvisavano celermente il caseificio poco prima dei controlli da parte dei veterinari dell’ente. Il loro compito era di prelevare un campione di latte tra quelli utilizzati per produrre i prodotti caseari, dalle cui analisi risultavano sempre nella norma. In realtà, il latte giacente nei silos di proprietà del Cantile conteneva una carica batterica superiore a quella consentita di oltre 2.000 volte: un valore allarmante, secondo quanto riferito dal procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere.

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Proprio il pm, Raffaella Capasso, ha spiegato i rischi corsi da chi ha mangiato i prodotti derivanti da un latte pericoloso come quello: i valori di concentrazione batterica era “tale da far ritenere il prodotto finale addirittura potenzialmente nocivo per la salute pubblica”, dichiara il procuratore aggiunto. Ad aumentare tale pericolosità erano latte e caglio importati da Polonia, Ungheria e Francia: Paesi non di per sé fornitori di prodotti scadenti, ma il rischio derivava dalle condizioni in cui quel latte era trasferito e lavorato.

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Inoltre, la provenienza del latte utilizzato nel caseificio Cantile era celata dai titolari, gettando maggiormente ombra su quanto avveniva nel processo di lavorazione della materia prima e contravvenendo alle norme sulla regolamentazione della merce in vendita. A gestire l’intera operazione era il padre della famiglia Cantile: il 58enne Giulio, con il quale lavoravano nell’azienda anche i figli Pasquale e Luigiantonio. Per loro e per il resto per personale sono stati temporaneamente predisposti gli arresti domiciliari, ma si attendono i processi che decideranno delle loro pene.