Roma – Cercare di stendere con un solo potentissimo pugno sconosciuti per strada è l’obiettivo: non si tratta di un nuovo videogioco per console, ma della realtà del “Knockout Game“. Dopo l’esplosione, purtroppo anche in Italia, di tendenze come selfie con barboni nel più totale degrado, sfide mortali Neknominate e nuove droghe sintetiche di potenza devastante, i giovani si fanno coinvolgere in una nuova moda. Preoccupa per lo più che il Knockout Game non preveda l’assunzione di alcuna sostanza psicoattiva, ovvero capace di alterare la lucidità della persona: questo nuovo “gioco”, così come interpretato da chi decide di attuarlo, avviene semplicemente per istinto di omologazione alla massa, per restare in tendenza.
Diversi casi sono già stati registrati nella Capitale, soprattutto a Piazza Trilussa, dove alcune telecamere di sorveglianza hanno registrato veri e propri attacchi da parte di baby-gang che agiscono di notte. La dinamica resta sempre la stessa: “vince”, per così dire, chi riesce a stendere a terra l’avversario malcapitato con un solo pugno. Altri episodi di Knockout Game in Italia sono stati riscontrati già a Napoli diversi mesi fa, tanto che gli studenti dell’Università Federico II hanno organizzato una petizione per chiedere al comune di garantire maggiori controlli si pattuglia nella zona del porto. Infatti, i locali sono a conoscenza di un gran numero di studentesse e studenti che, usciti dalle proprie facoltà in serata, sono stati letteralmente aggrediti da una baby-gang del posto.
Anche Palermo, Lecce, in Veneto ed in Lombardia sono stati denunciati casi del genere: l’Italia è stata interamente presa d’assalto dalla “tendenza” del momento, che non fa altro che favorire l’uso della violenza tra giovani e giovanissimi. Non c’è alcun dubbio che si tratti dello stesso modus operandi del Knockout Game: i ragazzini non rubano alle vittime, non ci sono violenze sessuali sulle giovani. Solo pugni, calci e tante risate. Il calar della notte favorisce il proliferare di questi episodi di violenza: si spera che il graduale aumento delle ore diurne possa estinguere, almeno in parte, questa malsana e degradante “moda”, che per quei ragazzini resta un gioco.