Ankara – Dei circa 300 minatori rimasti intrappolati nella miniera esplosa a Manisa, 20 sono già stati dichiarati morti dal Muzaffer Yurttas, politico turco. Dello stesso numero sarebbero anche i lavoratori feriti o comunque impossibilitati a muoversi, che sono stati tratti in salvo dai soccorsi nelle prime ore dopo il crollo della galleria, stando a quanto riferito a Ntv dal governatore Mehmet Bahattin Atci. Tra questi, anche un uomo che è morto subito dopo essere estratto dalle macerie. Non è chiaro in quali condizioni si trovino le centinaia di minatori ancora intrappolati, ma molti di loro sono riusciti a risalire in superficie fino ad ora.
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Questa debole ma continua affluenza fa pensare che la struttura portante della miniera sia, dopotutto, rimasta intatta tanto da permettere il passaggio dei soggetti intrappolati, considerando che almeno 280 di loro hanno raggiunto la superficie alla fine della galleria, salvandosi. L’esplosione che ha causato questa catastrofe si è verificata a circa 2.000 mt di profondità nella miniera. Complessivamente, erano almeno in 580 a lavorare nella miniera, dei quali si cerca di estrarre dalle macerie i 300 intrappolati in profondità.
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Quest’episodio è esemplare del problema della sicurezza nelle miniere turche, questione per la quale si sono battuti a lungo ed invano i lavoratori del settore. Addirittura, lo scorso novembre in 300 si erano barricati in profondità nella miniera di Zanguldak, lamentando le insufficienti misure di sicurezza del luogo e rischiando la propria vita. Si spera che dopo questo tragico avvenimento le autorità turche si decidano ad attuare i protocolli previsti per la tutela dei minatori.