Yara Gambirasio, la difesa di Bossetti: “Mai vista la ragazza”

Bossetti

 

Ha finalmente rotto il silenzio, Massimo Giuseppe Bossetti. Il muratore 44enne, accusato della scomparsa e dell’ omicidio di Yara Gambirasio e per questo attualmente detenuto nel carcere di Bergamo, ha sciolto le riserve e ha deciso di difendersi da quella che, a suo dire, è solo un’ accusa infondata. “Sono totalmente estraneo alla vicenda, non ho mai visto questa ragazza”: questa, in soldoni, la dichiarazione ufficiale di Bossetti, che ha anche ammesso di aver passato la giornata del 26 novembre 2010 a casa. Un alibi vacillante a detta degli inquirenti, anche perchè non totalmente confermabile dalla moglie di Bossetti, che aveva invece dichiarato, nella giornata di ieri, di non ricordare dove fosse suo marito il giorno in cui Yara scomparve.

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VERITA’ LONTANA? “Il mio assistito ha risposto a tutte le domande”, ha dichiarato l’ avvocato Silvia Gazzetti, legale del Bossetti. Un interrogatorio-fiume, che pone degli importanti interrogativi ed alimenta i dubbi sull’ atroce fine della piccola Yara Gambirasio. A detta della Gazzetti, il suo assistito avrebbe scoperto solo ora di essere figlio illegittimo di Guerinoni e sarebbe “sconvolto” da tale notizia. Tale versione è sostenuta anche dalla sorella gemella di Massimo Giuseppe Bossetti, Laura Letizia che, intervistata dalla nota trasmissione TV “Matrix”, ha urlato a gran voce l’ innocenza di suo fratello. “Lui è sangue del mio sangue, io lo conosco. Ci sentiamo vicini alla famiglia Gambirasio, qui in famiglia stiamo male. E’ una tragedia”, ha dichiarato, choccata e preoccupata per il suo gemello, la Bossetti.

Massimo Giuseppe Bossetti non è riuscito, però, a fornire una giustificazione valida per la presenza del suo DNA sul corpicino di Yara. Un fatale errore? Sembrerebbe un’ ipotesi abbastanza remota, data la quasi totale compatibilità del campione fornito da Bossetti con quello rinvenuto sugli indumenti della ragazzina e denominato “Ignoto 1”. Altro mistero, parzialmente spiegato dal muratore, sarebbe legato al cellulare di Bossetti che avrebbe, il 26 novembre di 4 anni fa, agganciato la stessa cella telefonica agganciata dal portatile di Yara, a Mapello. Massimo Giuseppe Bossetti ha però fornito una versione diversa da quella degli investigatori. L’ uomo ha dichiarato di non aver utilizzato il telefonino dal pomeriggio “incriminato” alla mattina successiva perchè la batteria dell’ apparecchio era scarica. Un’ ipotesi, questa, ancora tutta da verificare.

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IL GIALLO DEI GAMBIRASIO. La complessa vicenda dell’ omicidio della piccola Yara si tinge ancor più di giallo, almeno stando alle ultime indiscrezioni riportate dal settimanale “Panorama”. Secondo il noto magazine infatti, Massimo Giuseppe Bossetti avrebbe addirittura lavorato nello stesso cantiere in cui si trovava, con diversa mansione, anche Fulvio Gambirasio, padre di Yara, nei giorni precedenti alla scomparsa della ragazzina. Il cantiere si trovava a Brembate di Sopra, proprio vicino alla palestra dove la 13enne è stata vista viva per l’ ultima volta. Tale informazione getterebbe un’ ombra persino sulle dichiarazioni dei genitori di Yara, che avevano negato di conoscere l’ uomo che avrebbe portato via loro l’ adorata figlioletta.